“Senza emozioni il tempo è solo un orologio che fa tic-tac”
“Il nostro passato ci segue e si ingrossa senza posa col presente che raccoglie lungo la strada” ha detto Bergson. E nel caso, curioso, di Benjamin Button è proprio così: nato a New Orleans nel 1918, il giorno della fine della Grande Guerra, abbandonato dal padre a causa del suo aspetto mostruoso e accolto in un ospizio da Mrs. Queenie, una badante di colore, il piccolo Benjamin è un neonato di 80 anni.
Le sue prime esperienze le vive su una sedia a rotelle, circondato da vecchiaia e morte, fino a quando non incontra Daisy, la nipotina di una delle anziane assistite da Queenie, dagli splendidi occhi blu e capelli rossi. Purtroppo l’amore di Benjamin non può essere corrisposto: nonostante abbia solo 10 anni ne dimostra 80 e una bambina di 5 anni per quanto curiosa e socievole non può capire tutto questo. Col passare del tempo però accadono strani eventi: Benjamin si sente più forte, ha meno rughe, può camminare. Si svela così il curioso destino di questo bambino-vecchio: col passare del tempo ringiovanisce. Benjamin può allora scoprire le gioie e i dolori della vita: viaggiare per il mondo, il primo bacio, il primo rapporto con una donna, la guerra, gli amici, la morte di questi, che pian piano invecchiano mentre lui è sempre più giovane. Fino a quando non incontra nuovamente la sua Daisy, divenuta ormai una ballerina affermata. Ma il tempo non è ancora propizio: lei ventenne e lui cinquantenne, non sono ancora pronti. Si congiungono finalmente a metà strada, quando entrambi sono sulla quarantina. Un breve attimo di felicità prima che i ruoli si invertano: ora è Benjamin ad essere troppo giovane per Daisy.
Tratto da un racconto di F. Scott Fitzgerald, Il curioso caso di Benjamin Button ha avuto una gestazione travagliata: la sceneggiatura scritta da Eric Roth, premio Oscar per Forrest Gump, è passata in diverse mani, tra cui quelle di Spilberg e Howard, fino ad arrivare a David Fincher. L’autore di Seven e Fight Club, maestro della suspence e di storie ad alto tasso di violenza e cattiveria, cambia completamente genere: si cimenta nell’impresa difficile di una storia dal finale anticipato, piena di romanticismo e buoni sentimenti. Con l’aiuto di un ottimo cast - sopra tutti Brad Pitt, reso irriconoscibile da trucchi sorprendenti e presente praticamente in ogni inquadratura del film, e di una sempre splendida Cate Blanchett, questa volta però un po’ sacrificata in un ruolo al di sotto delle sue straordinarie potenzialità - Fincher ha costruito una storia che ha il sapore di una favola, un film che richiama lo stile delle fiabe visionarie di Tim Burton. Benjamin, un bambino nato vecchio e poi un vecchio giovane è il tempo che scorre, la rappresentazione di quello che succede ad ognuno di noi: quando nasciamo siamo esseri nuovi alla vita ma allo stesso tempo portiamo sulle nostre spalle, nel nostro DNA, la storia millenaria della nostra specie. Quando invecchiamo abbiamo conosciuto tante cose, sappiamo finalmente come vivere la vita ma ci apprestiamo a lasciarla. Benjamin ha la fortuna di poter scoprire con calma il mondo e di viverlo appieno all’età di sessant’anni, quando ha la coscienza di un uomo maturo e il corpo di un ventenne. Ma c’è un problema: vivere la vita in questo modo è un privilegio e una condanna. Come Highlander, Benjamin vede morire tutti i suoi amici, ed essere un sopravvissuto è una croce molto pesante da portare. Ma per fortuna in ogni epoca della sua vita c’è una costante a salvarlo: l’amore. L’amore per Daisy è ciò che dà vita alla sua esistenza e, in fondo, l’amore è quello che dà senso all’esistenza di tutti noi. Non importa quanti anni abbiamo, le esperienze che abbiamo vissuto, il colore della pelle o la condizione sociale, la cosa che veramente conta è amare qualcuno, condividere gioie e dolori con amici e parenti.
Fincher racconta tutto questo, costruendo un’opera maestosa, curatissima in ogni dettaglio, con un grande cast e ottimi effetti speciali, che commuove e stupisce in alcuni punti ma che purtroppo risulta spesso un po’ fredda. Nel voler costruire quest’odissea al contrario, Fincher sacrifica per lo stile e la squisitezza della confezione un po’ di magia e passione, costruendo dei personaggi bidimensionali, che non parlano con la loro anima, ma rimangono sempre in secondo piano rispetto all’unicità della vicenda del protagonista. Lo stesso protagonista è sopraffatto dalla straordinaria vita che gli è toccata in sorte, tanto che in circostanze meno singolari nessuno forse si sarebbe accorto di lui. Un peccato, perché con un minimo di coraggio in più, si poteva realizzare un vero capolavoro, mentre alla fine ci troviamo di fronte a una serie di scene splendidamente realizzate che però non esprimono tutta la potenzialità delle riflessioni a cui aspirano.
Resta comunque un buon film, che scorre piacevolmente nonostante le quasi tre ore di durata, ma che purtroppo non è quel capolavoro che avrebbe potuto essere.
Resta comunque un buon film, che scorre piacevolmente nonostante le quasi tre ore di durata, ma che purtroppo non è quel capolavoro che avrebbe potuto essere.
La citazione:
"- Mi amerai ancora quando sarò piena di rughe?
- Mi amerai ancora quando avrò l'acne?"
"- Mi amerai ancora quando sarò piena di rughe?
- Mi amerai ancora quando avrò l'acne?"
Voto: ♥♥♥1/2
Pubblicato su Meltin'Pot.
io sono "leggermente" più entusiasta... ^^
RispondiEliminaSostanzialmente d'accordo
RispondiEliminaSoprattutto sulla definizione di "possibile capolavoro mancato".
Sembra interessante, al di là delle piccole imperfezioni di cui parli... un messaggio importante, un amore che ti mantiene vivo, anzi che ti fa guarire, deve essere una cosa rara e preziosa. Anche non riuscendo a goderne appieno, è già molto essere riusciti a provare un sentimento così!
RispondiElimina"non è quel capolavoro che avrebbe potuto essere": assolutamente d'accordo.
RispondiEliminaTroppo lungo e superficiale in alcune soluzuoni narrative.
Un gran peccato.
Ovviamente vi sono parti del film che mi hanno convinto meno (però dovrei rivederlo perché secondo me questa potrebbe essere un'opera che cresce dopo ogni visione). Comunque vi sono alcune scene (come quella della foto che hai pubblicato) che regalano intense emozioni.
RispondiEliminasono d'accordissimo con te, poteva essere molto di più e invece è solo un bel film.
RispondiEliminama ho adorato l'uomo dei fulmini e soprattutto questa scena: "c'è chi nasce per star seduto sulla riva d'un fiume, c'è chi viene colpito dal fulmine, c'è chi ha orecchio per la musica, c'è chi è artista, c'è chi nuota, c'è chi è esperto di bottoni, c'è chi conosce shakespeare, c'è chi nasce madre, e c'è anche chi.. danza"
...spero tu sia orgogliosa della tua vita e se non lo sei che tu abbia la forza di ricominciare da zero
RispondiEliminaMi è sembrato un film costruito per giustapposizioni...
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