martedì 25 febbraio 2014

America Ferrera: “Ora che ho dimenticato quanto sia faticoso lavorare in tv posso tornare a farla”

America Ferrera, protagonista della fortunata serie "Ugly Betty", ci racconta del suo rapporto con il personaggio che l'ha resa celebre, dell'ambizione di diventare regista e del suo ultimo film, "Cesar Chavez", che ha presentato a Berlino 



Capelli perfetti, sorriso bianchissimo, trucco leggero ma d’effetto: dal vivo America Ferrera è molto diversa da Betty Suarez, personaggio protagonista della serie “Ugly Betty” che l’ha resa celebre. Accantonati gli spessi occhiali e l’apparecchio ortodontico, che il ruolo televisivo le ha imposto per quattro anni, America ha dato una svolta impegnata alla sua carriera, recitando in film come “End of Watch” e “Cesar Chavez”, quest’ultimo presentato a Berlino nell’ambito del festival del cinema, dove l’abbiamo incontrata, rivelandoci che questa svolta drammatica non è così sorprendente: “Nella mia vita ho fatto molte più cose di genere drammatico che non comico: il mio primissimo ruolo, a otto-nove anni, è stato in “Romeo e Giulietta”, ero il chierichetto che consegna il veleno a Romeo. Quindi ho cominciato con il dramma, che mi ha sempre attratto di più, ma alla fine sono diventata popolare grazie a una serie comica. Ancora non me lo spiego!”. 

Nonostante questo, l’attrice ha ricordato con affetto il personaggio di Betty, che ha detto di aver amato fin dal primo momento: “Appena sono venuta a conoscenza del personaggio, basato su una serie colombiana di grande successo, “Betty la fea”, che in Colombia ha battuto qualsiasi record di ascolto, ho capito che avevo a che fare con una storia e un personaggio in grado di parlare sinceramente alle persone. Mi sono resa conto che era qualcosa che le persone avrebbero voluto vedere in televisione. Io stessa avrei voluto vederla. Quindi ho subito deciso che avrei voluto fare questa serie: nessuno sa se una cosa avrà davvero successo e quanto durerà, ma la fortuna di “Ugly Betty” non mi ha sorpreso”. 

Concluso il capitolo “Ugly Betty”, l’attrice si è dedicata con maggiore impegno al teatro e al cinema, dirigendo un cortometraggio e dedicandosi alla produzione: “Ho cominciato a produrre, sviluppando progetti televisivi e cinematografici, per ora questo è il campo in cui mi trovo più a mio agio. Vorrei poter scrivere di più e ci sto lavorando. Per quanto riguarda la regia ho realizzato un cortometraggio praticamente senza sapere cosa stessi facendo, ho fatto molti errori da cui ho imparato tanto e mi piacerebbe molto poter tornare a dirigere. Non trovo così diverso esprimersi recitando o dirigendo: le abilità sono certamente diverse ma si tratta sempre di raccontare storie. Non è un salto così grande come diventare un golfista essendo uno scienziato”. Vista la sua grande apertura a ogni forma espressiva, l’attrice non esclude di tornare a breve in tv con un ruolo da protagonista: “Sono completamente aperta a qualsiasi medium: vivo a New York perché adoro il teatro, adoro farlo e guardarlo, ma amo anche il cinema. Inoltre ora mi sento pronta per tornare in tv se si presenterà una buona occasione. Quando facevo Betty i ritmi di lavoro erano sfiancanti e quindi alla fine della serie mi sono presa una lunga pausa dalla televisione, ma ora che mi sono dimenticata quanto sia duro lavorare in tv posso tornare a considerare la cosa”. 

Per America il cinema e la tv non sono solo mezzi per raccontare storie, ma anche strumenti per educare gli spettatori e creare dibattiti: nel film “Cesar Chavez”, diretto dall’attore e regista Diego Luna, l’attrice interpreta Helen Chavez, moglie dell’attivista per i diritti dei braccianti di origine ispanica Cesar Chavez, che negli anni ’60 fondò la National Farm Workers Association: “Penso che affrontare argomenti così importanti come l’uguaglianza sociale e le leggi sull’immigrazione sia fondamentale soprattutto in questo momento di crisi globale: anche se ci sentiamo privi di potere non dobbiamo smettere di batterci per ciò che riteniamo giusto. Ci sono poteri nascosti di cui non sapremo mai nulla, ma raccontare storie penso che abbia oggi più che mai un impatto enorme sulla società. Questo film quindi è fondamentale nel discorso dei diritti per i latini: siamo tanti, siamo una forza lavoro, siamo elettori e siamo americani. Bisogna continuare a parlare dei nostri diritti e la questione dell’immigrazione è attuale e fondamentale. La cosa bella di questo film è che dice che, anche se sei ignorante e povero, devi comunque lottare per i tuoi diritti perché altrimenti nessuno arriverà mai a salvarti e a cambiare le cose. E questo è un messaggio universale: non vale solo in America, ha eco in tutto il mondo”.


Pubblicato su TvZap.

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