In un documentario da 90 minuti History Channel e lo studioso inglese John Dickie ci svelano i segreti della vita sotterranea dei più potenti boss di camorra e ‘ndrangheta.
Costruiti al di sotto di anonimi palazzi, in pieno centro cittadino oppure isolati in vecchi casali di campagna, i bunker sotterranei sono spesso la dimora di alcuni dei più potenti boss della criminalità organizzata italiana. Nascondigli difficilissimi da individuare, i bunker permettono ai boss di comandare traffici milionari senza essere catturati: progettati come vere e proprie fortezze sotterranee, sono un prodigio di ingegneria con tunnel che si diramano come un intricato labirinto, pareti scorrevoli, ascensori nascosti ed ingressi insospettabili come forni per le pizze. Andrà in onda martedì 16 aprile alle ore 21:00 su History Channel, canale 407 di Sky, “Mafia Bunker: caccia ai boss”.
Lo studioso inglese John Dickie, storico e docente universitario specializzato in mafie italiane, è la voce narrante del documentario di 90 minuti prodotto Stand By Me, Lion Tv Uk, Fox International e BBC2, che ci mostra questo aspetto poco esplorato ed inquietante della storia italiana. Grazie all’accesso esclusivo ai bunker e a materiali d’archivio inediti concessi da magistrati antimafia, Polizia di Stato, Arma dei Carabinieri e Guardia di Finanza, il documentario ci svela l’incredibile vita sotterranea dei boss e la continua lotta delle forze dell’ordine per tentare di catturarli. Sarà possibile commentare in diretta il documentario scrivendo all’account Twitter @history_channel con l’hashtag #MafiaBunker.
Presentato a Roma presso l’Ufficio Relazioni Esterne e Cerimoniale del Dipartimento di Pubblica Sicurezza, il documentario mostra come le forze dell’ordine italiane siano riuscite a stanare e a catturare alcuni dei più potenti capi di camorra e ‘ndrangheta come Michele Zagaria e Francesco “Ciccio” Pesce. Ad introdurre il progetto è stato Maurizio Masciopinto, Direttore Relazioni Esterne e Cerimoniale del Dipartimento di Pubblica sicurezza, che si è detto particolarmente contento del progetto: “La notizia positiva – ha spiegato – fa sempre meno sensazione di quella negativa. In genere la cattura dei criminali ha la terza pagina mentre la notizia della rapina va in prima. Sono molto contento di questa operazione perché grazie a questo lavoro lo Stato per una volta ha vinto”.
Un progetto non facile e di lunga gestazione, come ha rivelato Sherin Salvetti, vice-presidente di Fox International e History Italia, che ha definito il documentario “un bel crostino”: “Realizzare Mafia Bunker è stato un lavoro difficile, la gestazione è durata tre anni, ci sono state mille difficoltà, ma è un’opera che ci rende molto orgogliosi, ci ha permesso di rendere omaggio a uomini e donne che ogni giorno rischiano la loro vita per una giusta causa. Siamo inoltre contenti di poter dare una storia positiva ad un paese che ne ha bisogno e di vedere una produzione italiana lanciata in ambito internazionale, visto che il documentario andrà in onda anche sulla BBC”. Anche Simona Ercolani, ideatrice e produttrice del documentario, si è detta molto soddisfatta del risultato finale: “Per chi realizza documentari poter lavorare per la BBC è il sogno di una vita! A maggior ragione se il tuo lavoro ti porta a mostrare i volti puliti e belli di gente per bene che rischia la vita per il bene comune, veri eroi sconosciuti, in contrapposizione a quelli brutti dei criminali che nella realtà fanno una vita brutta e diametralmente opposta a quella romanzata di film e serie tv”.
Il presentatore John Dickie ha sottolineato questo punto affermando che: “Purtroppo nel mondo lo stereotipo “italiano uguale mafioso” è ancora molto forte e la colpa secondo me è soprattutto del cinema. Basti pensare al fatto che il mio libro sulla lotta alla mafia ha venduto 1 milione di copie mentre Il padrino di Puzo 21 milioni! Speriamo che con questo documentario possa diventare noto nel mondo anche il lavoro che svolge la polizia italiana. E poi devo ammettere che per un animale da archivio come me andare sul campo è stata un’esperienza molto divertente”.
Sono poi intervenuti: Renato Cortese, primo dirigente della Polizia di Stato, che ha sottolineato l’importanza di queste operazioni per conquistare la fiducia della gente: “Nel ’92 quando cominciavamo ad ottenere i primi risultati non c’era nessuno ad aspettare i criminali catturati sotto la questura, poi mano a mano con l’impegno dimostrato ci siamo guadagnati la fiducia della gente e nel 2006 alla cattura di Provenzano sono accorse centinaia di persone”, il capitano Giuseppe Lumia dell’Arma dei Carabinieri, che si è detto contento del documentario soprattutto perché è un omaggio anche ai colleghi che hanno perso la vita durante queste operazioni, e il capitano Sergio Gizzi della Guardia di Finanza che, rispondendo alle parole di Simona Ercolani, ha detto: “Grazie, noi non ci sentiamo eroi, ma con le vostre parole oggi mi avete fatto sentire bello. Inoltre è importante dimostrare grazie a opere come questa che alla lunga il crimine non paga”.
Pubblicato su TvZap.
Nessun commento:
Posta un commento