Arrivo all'Auditorium parco della musica e sul tappeto rosso c'è un cavallo bianco.
Non faccio in tempo a fotografarlo e mi domando se me lo sono sognato oppure no.
Più avanti ci sono le ballerine che preparano la sfilata per l'anteprima delle Winx.
Tutto normale allora.
Al secondo giorno di Festival l'atmosfera ha cominciato a riscaldarsi sul serio: arriva John Landis ed è il caos totale. Il regista entra in sala e per prima cosa fotografa la platea che è seduta di fronte a lui. Matto.
Poi ci delizia con una serie di aneddoti, riflessioni personali e una serie di "fuck" che sono già nella storia. A fine conferenza stampa mi scaravento sotto il palco e, grazie all'aiuto di un gentilissimo nonché altissimo fotografo, riesco a far arrivare nelle mani di Landis la custodia dell'edizione da collezione di The Blues Brothers (sì, quella con l'armonica!): Landis non solo me la autografa ma mi fa la dedica! Gioia e gaudio.
Dopo giri in giro al Festival, è la volta dell'incontro con Fanny Ardant.
La signora Ardant ha girato un corto sui Rom.
Nel corto sui Rom c'è Er Libanese (Francesco Montanari) che fa lo zingaro e balla sotto la pioggia. Giuro.
Corto a parte, una summa di luoghi comuni che non focalizza il problema e si limita a dare una visione idealizzata e anacronistica del popolo Rom, l'incontro con il pubblico è stato agghiacciante. Da una parte tutti questi insopportabili radical chic che dicevano: "Ma sì, zingaro è bello, è libertà, è verità" e dall'altra una signora simil-nazista che ha detto che sono dei parassiti. Ari-giuro. Non so cosa mi abbia dato più fastidio: se l'ipocrita buonismo di gente che paga 400 euro un paio di scarpe e che non credo se le sporcherà mai andando in un campo profughi o il razzismo di chi è pronto a insultare chiunque sia diverso.
All'incontro con il pubblico però Landis si è scatenato: una serie di chicche incredibili.
Ha avuto le palle di dire che Oliver Stone è un coglione (grandeeee!!! Io sono anni che lo dico e tutti mi guardano sempre dall'alto in basso: lo dice pure Landis! Tiè!) e che il film JKF è una boiata pazzesca: il complotto che costruisce è assurdo e stupido secondo il regista. Che Juno è offensivo (ari-grandeee!!! Nella mia recensione avevo scritto pure questo e che polemiche) perché presenta dei giovani idioti e menefreghisti che trattano un bambino come un pacco postale.
Dopo l'incontro, in cui sono stati proiettati stralci dai lavori di Landis (ovviamente The Blues Brothers, Animal House e Un lupo mannaro americano a Londra a manetta, più Thriller con Michael Jackson) è stata la volta del suo nuovo film: Burke and Hare. Divertente, con un cast eccezionale: oltre ai due fantastici protagonisti Simon Pegg e Andy Serkins, Tom Wilkinson, Isla Fisher e quel mito di Tim Curry. Cameo per sir Christopher Lee. Una commedia nerissima e grottesca, con un sacco di amputazioni, cadaveri e squartamenti. Io mi sono divertita parecchio, ma il pubblico di una certa età presente in sala non ha gradito, gridando all'osceno e al cattivo gusto.
Una giornata scoppiettante quindi. E andiamo!
però una cosa bisogna riconoscerla a Fanny Ardant: ha lei stesso affermato (e anche con forza) il suo diritto a portare avanti un pregiudizio, quello dei rom liberi misteriosi e affascinanti. Vedendo il cortometraggio mi sentivo quasi imbarazzata per la serie di luoghi comuni che sembrava inglobare, ma sentendola parlare ho capito che la sua era una posizione molto consapevole e meditata, e in qualche modo mi ha dato da pensare...Grazie per il resoconto, io ho potuto assistere al Festival fino a ieri, poi son dovuta tornare a lavoro...
RispondiEliminaE' vero, però l'eccessivo "buonismo" mi è sembrato fuori luogo, così come la signora nazi.
RispondiElimina^^