Il 6 maggio, in anteprima mondiale, arriva su Sky Atlantic, canale 110 di Sky, “Gomorra – La serie”, il kolossal televisivo in 12 episodi ispirato all’omonimo romanzo di Roberto Saviano e diretto dal tris di registi formato da Stefano Sollima, Francesca Comencini e Claudio Cupellini
Nel 2006 il romanzo d’esordio del giornalista Roberto Saviano intitolato "Gomorra. Viaggio nell’impero economico e nel sogno di dominio della camorra", affresco del mondo criminale ed economico delle famiglie camorriste di Napoli, Casal di Principe e San Cipriano D’Aversa, diventò immediatamente un fenomeno letterario e un caso pubblico, vendendo milioni di copie in tutto il mondo e facendo diventare il suo autore una delle figure più in vista nel campo dell’informazione italiana e non solo. Due anni dopo il regista Matteo Garrone trionfava a Cannes con il film tratto dal romanzo, vincendo il Grand Prix della Giuria e ottenendo gli elogi di personalità quali Martin Scorsese, rimasto affascinato dalla pellicola del regista romano.
Con queste premesse di successo consolidato e fama arriva ora "Gomorra – La serie", kolossal televisivo in 12 puntate ispirate al romanzo di Saviano, prodotte da Sky Atlantic in collaborazione con Cattleya, Fandango, La7 e Beta Film, che segna un esperimento produttivo unico nel panorama televisivo italiano. Ideata da Stefano Sollima, che ha scritto la sceneggiatura insieme a Stefano Bises e allo stesso Roberto Saviano, la serie trae spunto dal romanzo originale riprendendone le atmosfere e i temi ma concentrandosi su storie e personaggi completamente originali. Nella serie vediamo avvicendarsi i giochi di potere della famiglia Savastano, clan di spicco della camorra campana, che recluta i suoi uomini nel quartiere di Scampia e gestisce i suoi interessi in modo calcolato e freddo, senza curarsi delle perdite umane. Protagonisti della storia sono Pietro Savastano (Fortunato Cerlino), boss tutto d’un pezzo che non esita a sporcarsi le mani in prima persona quando necessario ma che non sa dire di no al figlio Gennaro (Salvatore Esposito), viziato rampollo del clan ancora estraneo agli affari di famiglia, Imma (Maria Pia Calzone), moglie di Pietro e madre di Gennaro, e Ciro (Marco D’Amore), amico di Gennaro e soldato fidato di Pietro.
Marco D'Amore e Salvatore Esposito |
Girata nel corso di un anno prevalentemente nei territori di Napoli e Caserta, ma toccando anche altre città come Roma, Milano, Ferrara e Barcellona, “Gomorra – La serie” è una produzione che prende spunto dal sistema televisivo americano, affidando a Stefano Sollima, ideatore, sceneggiatore e regista della maggior parte degli episodi, il ruolo di showrunner e demiurgo, creando in questo modo un prodotto dal taglio autoriale e coerente, potendosi avvalere inoltre dell’apporto artistico di altri due registi di spicco del panorama cinematografico italiano: Francesca Comencini e Claudio Cupellini. La serie ha infatti la particolarità di cambiare più volte punto di vista nel corso degli episodi, facendo coincidere lo sguardo del personaggio in esame con quello di un differente autore dietro la macchina da presa: quando il centro dell’attenzione è Ciro a dirigere è Sollima, quando invece è Imma c’è la mano della Comencini e quando invece il fulcro è Gennaro interviene allora Cupellini. Grazie a questa gestione della storia e dei personaggi la serie assume la valenza di un vero e proprio romanzo che si immerge a piene mani nella realtà più oscura e sfaccettata dell’Italia, costruendo un racconto che colpisce per la sua durezza e per lo spietato realismo, sottolineato dall’uso costante del dialetto napoletano.
Proprio di “confronto spietato col vero” ha parlato Riccardo Tozzi, presidente di Cattleya, presente alla conferenza stampa di presentazione della serie svoltasi a Roma: “Questa serie non ha bisogno del didascalismo e del buonismo che impera nella tv italiana classica” ha detto Tozzi, che ha continuato: “Non c’è però nemmeno il compiacimento nel mostrare la violenza. Il linguaggio che usiamo è nuovo e moderno e abbiamo compiuto la scelta precisa di non permettere al pubblico di identificarsi con questi personaggi che non sono mitizzati”. Uno dei fatti che più colpisce della serie è proprio questo: i personaggi sono complessi e spesso sgradevoli, mostrati nella loro quotidianità e per questo privi di quel fascino o di quell’aura di mito che avvolgeva i protagonisti di "Romanzo Criminale – La serie", altro prodotto di successo creato dallo stesso team artistico e produttivo. Ha sottolineato questo punto anche Andrea Scrosati, vice presidente esecutivo della programmazione di Sky Italia, dicendo: “Se qualcuno prova anche solo un briciolo di empatia per uno dei personaggi ha dei serissimi problemi!” ed evidenziando poi ulteriormente le differenze con “Romanzo Criminale – La serie”: “Romanzo Criminale era una storia più romanzata, un racconto in costume di fatti ormai lontani nel tempo, in cui c’era più spazio per giudizi morali e per costruire una storia più accattivante. Qui invece l’approccio è opposto: abbiamo ridotto a zero la mitizzazione dei personaggi e lavorato sulla realtà, che è molto più complessa della fiction”.
Fortunato Cerlino |
La serie scava infatti nel sottobosco della criminalità organizzata campana fornendo un punto di vista completamente crudo e spietato, come ha sottolineato Stefano Sollima: “Il punto di vista principale è quello interno: se avessimo affidato la narrazione a un poliziotto o a un giudice ci sarebbe stato già a monte un giudizio morale. Noi invece volevamo dare un quadro realistico di ciò che accade realmente tutti i giorni per le strade di quei luoghi, senza dimenticare però tutte quelle persone che sono vittime di questo sistema e che soffrono nel vedersi rappresentate da questi personaggi. E’ un racconto molto complesso”.
Grazie a un estratto video, che fa parte di una lunga intervista che andrà in onda il 29 aprile alle 22.05 su Sky Atlantic, anche Roberto Saviano ha detto la sua sulla serie, soffermandosi soprattutto sul palcoscenico in cui si svolge la vicenda, Scampia: “Il cemento di Scampia è la descrizione geopolitica di un paese” ha detto lo scrittore, che ha continuato: “Scampia non è una quinta: è un personaggio. In questa serie non c’è l’esaltazione epica dei personaggi, li vediamo per quello che sono: delle persone che vivono le loro miserie quotidiane. Non credo che ci sia pericolo di emulazione: quei fatti già avvengono. Spesso sono stato additato come sconveniente perché racconto questi fatti, mentre spesso chi è protagonista di essi non viene percepito come scandaloso: una cosa che mi sembra assurda. Con questa serie spero che la gente capisca che un libro, un film o un’opera possono davvero cambiare le cose e raccontare la verità”.
Salvatore Esposito, Fortunato Cerlino e Maria Pia Calzone |
Scrittura di alto livello, produzione che non si risparmia sui mezzi, facendo un ottimo uso di filtri e scenografie (la casa del boss protagonista è la vera dimora di una famiglia camorrista), regia curatissima e un cast di attori straordinari, che, come ha ricordato Marco D’Amore, interprete di Ciro, sono tutti provenienti da un territorio, quello campano, fucina di talenti che spesso però non hanno sbocchi, proprio per la mancanza di fondi e organizzazioni causata di riflesso anche dalla criminalità organizzata, e che meritano invece più attenzione, “Gomorra – La serie” si annuncia come una delle produzioni più interessanti nel panorama televisivo italiano e non solo: la serie è infatti stata già acquistata in più di 40 paesi ed è pronta a invadere il mercato tedesco, inglese e americano.
“Gomorra – La serie” arriva il prossimo 6 maggio su Sky Atlantic, canale 110 di Sky, trasmessa in prima serata alle 21:10 e in seguito in chiaro su La7.
Pubblicato su TvZap.
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