mercoledì 5 gennaio 2011

Hereafter



Tristo mietitore, Angelo della morte, Thanatos, Enma, Yama: la morte ha molti nomi.
Raffigurata come uno scheletro avvolto in un mantello e pronto a brandire una falce, o come tre vecchiette che tessono e tagliano i fili della vita, una cosa è sicura: la morte è l'unica certezza della vita. Per questo è sempre stata oggetto di interesse, di angoscia, di sofferenza.
Da qualche anno anche il grande vecchio del cinema, l'immenso Clint, ha concentrato la sua opera su questo tema: che sia la morte di un figlio come in Mystic River, quella affrontata per scelta come in Million Dollar Baby o quella imminente di un vecchio abbandonato a se stesso come in Gran Torino, la morte è lo spettro silenzioso che aleggia nella sua produzione recente.
Un tema che deve ossessionarlo a tal punto da renderlo protagonista assoluto della sua ultima pellicola: in Hereafter è la morte che fa da collante tra i protagonisti.

Marie, una giornalista francese di successo, la prova sulla propria pelle durante un terribile tsunami, il piccolo Marcus perde brutalmente qualcuno che ama e il sensitivo George ha il potere di mettersi in contatto con i morti. Una donna francese, un bambino inglese e un sensitivo americano ci presentano la morte secondo il loro punto di vista, che non è mai religioso, ultraterreno o magico, ma è quello umano. Eastwood prende in giro maghi e stregoni vari, cartomanti e sensitivi, fa una capatina nell'ambiente scientifico e cerca senza convinzione un conforto religioso: l'unica storia che gli interessa però è quella dei suoi personaggi. Il regista ci racconta la morte dal punto di vista umano mostrandoci non cosa accade dopo la morte (una domanda di cui ovviamente non conosce la risposta), ma cosa accade a chi resta dopo la morte. In questa ottica il film è struggente ed estremamente umano, garbato ma allo stesso tempo forte, come tutta la grande produzione del regista americano.

A non funzionare però è l'intreccio narrativo. Si aspetta invano che la storia decolli da un momento all'altro e quando finalmente i tre racconti si toccano ormai il film è alla fine. Nonostante i tre percorsi siano tutti interessanti, così frammentati non ci appassionano totalmente, finendo per soffocarsi a vicenda.
L'impressione è che Eastwood questa volta abbia voluto dire troppo: tradendo il suo stile asciutto, è come se facesse pronunciare ai suoi personaggi dei sermoni sulla morte invece di buttarli direttamente nell'azione come al suo solito. E' come se fosse così partecipe dell'argomento da non guardare con obiettività la materia narrativa che ha di fronte.
E' evidente che il tema gli sta molto a cuore e che le ricerche che fanno i suoi protagonisti le ha compiute in prima persona, ma narrativamente questa voglia di discorrere il più possibile su tutto ciò che ruota intorno alla morte non funziona. Sono lontanissimi i momenti altissimi sullo stesso tema come il bacio sulla fronte di Frankie a Maggie, l'urlo di dolore di Jimmy Markum o il ringhio di Walt Kowalski alla vista di un bastone prendi-oggetti.
Siamo comunque di fronte a grande cinema, ma non all'Eastwood più grande.

Matt Damon

La citazione: "Una vita spesa per la morte non è vita".

Hearting/Cuorometro: ♥♥♥1/2

Titolo originale: Hereafter
Regia: Clint Eastwood
Anno: 2010
Cast: Matt Damon, Cécile De France, Frankie McLaren,  Bryce Dallas Howard


10 commenti:

  1. Sei stata tirata, con Hereafter.
    Io, invece, per quanto non Million dollar baby o Gran Torino, l'ho trovato magnifico per la leggerezza con cui affronta un argomento che, a conti fatti, gli è così vicino.

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  2. Per me è un filmone. Meraviglioso, toccante, non banale, semplice...
    L'ho adorato!

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  3. so d'accordo con te. è come se clint te invita ad un banchetto prelibato e poi non ci fa magnà.
    deluso, e ancora affamato.

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  4. @MrFord: purtroppo non mi ha convinto come avrei voluto. Secondo me i difetti ci sono. Però è sempre Clint, la visione in sala la merita sempre!

    @Julez: meno male! Vorrei essere uscita dalla sala entusiasta come te.

    @Lessio: mannaggia...ci sono rimasta malissimo. Avrei voluto veramente gridare al capolavoro. Peccato.
    Speriamo bene per il prossimo.

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  5. il prossimo sarà da paura, me lo sento

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  6. I capolavori, per definizione, non crescono sugli alberi... Eastwood ne ha fatti almeno tre (Gli Spietati, Million Dollar Baby, Mystic River) e non possiamo sempre aspettarci il massimo. 'Hereafter' non è un capolavoro, ma è comunque un gran bel film: non dimentichiamoci che ha scelto di portare sullo schermo un argomento difficilissimo e quasi impossibile da trattare... una trappola mortale. E secondo me se l'è cavata egragiamente. Sono d'accordo con Valentina, la narrazione non è sempre fluida e gli effetti speciali abbastanza pacchiani, ma l'onestà di fondo e la visione 'atea' ma non critica della materia non possono essere messi in discussione. Avercene di film così...

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  7. @Lessio: speriamo!

    @Kelvin: tra i capolavori io ci metterei anche Gran Torino.
    Per il resto sono con te al 100%!

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  8. come si diceva in un altro film, "la morte è il nostro futuro"... forse le risposte su di essa, proprio come il film, non potranno che restare in sospeso...

    P.S. una domanda agli astanti: ma quando getta uno sguardo sul punto di vista religioso e poi c'è la scena della macchina nel tornante non sembra anche voi di vedere il sapore della ciliegia???

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  9. Concordo su Hearafter. Alla fine del film viene da commentare: embé? Tutto qua? E' già finito?

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  10. Bellissimo. Clint Eastwood non poteva affrontare il tema della pre-morte e nemmeno dirci quello che si sa di certo sull'aldilà. Tuttavia ci fornisce una "sbirciatina" veloce sull'argomento, rassicurandoci così sul fatto che l'aldilà esiste...

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