Un medico che opera in Africa.
Un uomo d'affari che aiuta la moglie malata di cancro a morire.
Entrambi, non volendo, sono causa di sofferenza per le proprie famiglie.
I rispettivi figli infatti sentono, già piccolissimi, il peso dei tiri sinistri che la vita può dare. Non aiutati affatto dai compagni di scuola e dalle persone che li circondano che, anzi, fanno di tutto per dimostrare loro che la vita è difficile, reagiranno a modo loro: diventati amici risponderanno alla violenza del mondo con altra violenza.
La regista danese Susanne Bier si conferma come un'artista sensibile ed intimista, capace, con poche inquadrature, di trasmettere emozioni e sensazioni racchiuse nella mente e nel cuore dei suoi personaggi. Il continuo ed assordante silenzio della pellicola ci mette di fronte alle nostre angosce più profonde, al senso di inadeguatezza e alla rabbia contro le ingiustizie di tutti i giorni.
Due situazioni e due ambienti talmente diversi come quelli del Darfour e della Danimarca sono posti uno accanto all'altro mostrandoci come la solitudine, la disperazione e l'insensatezza della violenza siano un problema di tutta l'umanità.
Gli splendidi paesaggi danesi dall'ampio respiro e dalla bellezza composta fanno il resto.
Una pellicola preziosa ed affascinante che ha vinto il premio della giuria e del pubblico al Festival di Roma 2010.
La citazione: "Così non si arriva da nessuna parte: che mondo sarebbe se facessimo tutti così?"
Hearting/Curometro: ♥♥♥1/2
Titolo originale: Heavnen
Regia: Susanne Bier
Anno: 2010
Cast: Mikael Presbrandt, Trine Dyrholm, Ulrich Thomsen, Markus Rygaard, William Johnk
E' tempo di classificoni, spero di vedere il tuo classificone dei film 2010.....
RispondiEliminaSinceramente la parte in Darfur non mi ha molto convinto. Soprattutto il finale che mi ha pure fatto leggermente incazzare. A parte questo, si concorda.
RispondiEliminaAle55andra
@Simone: sta arrivando, sta arrivando!!!!
RispondiElimina^^
@Ale: forse era un po' slegata dal resto, ma nel complesso mi è sembrato un buon film. Forse è l'effetto Festival che me l'ha fatto apprezzare di più.
:)