mercoledì 28 luglio 2010

The box



Non c'è niente di peggio di un artista che si monta la testa credendosi un genio, quando in realtà non lo è, e realizza una pellicola pretenziosa, superficiale ed inutilmente complicata. Non sto parlando di The Box: mi riferisco a Sothland tales, opera seconda di Richard Kelly. Sì, quello di Donnie Darko. L'opera dello “svacco” infatti era la seconda. Comunque, volendo essere buoni, la maledizione della seconda opera si può anche perdonare (ma non con un film osceno come quello), il problema sorge quando si persevera nel male. Ed è esattamente ciò che è successo con The box.
Sarò onesta: alla prima visione non sapevo cosa pensare. Tale era la confusione che avevo in testa che ho avuto il coraggio di vederlo una seconda volta: e, finalmente, ho compreso quello che il mio subconscio mi stava dicendo. The box è l'emblema del concetto fantozziano di “cagata pazzesca”.

Abbiamo una famigliola più o meno felice nella Virginia del 1976: Nora, la madre, è un'insegnante di letteratura, Arthur, il padre, è un aspirante astronauta e Walter, il figlio, è un bambino bravo, dolce, tanto caruccio e tenero. Il quadretto perfetto. Non mancano però le incrinature dietro l'apparenza idilliaca: Nora ha un piede mutilato da quando aveva 17 anni e, per permettersi una casa e una macchina lussuosa, la coppia spende più di quanto guadagna. Un giorno come gli altri, un uomo misterioso lascia loro una scatola, sì, quella del titolo. Nella scatola c'è un pulsante: se lo premeranno avranno un milione di dollari e una persona che non conoscono morirà, se non lo premeranno non avranno i soldi ma potranno mantenere la coscienza pulita.

Fino a qui niente da dire, anzi, lo spunto è molto interessante ed intrigante (non a caso è preso da un racconto di Matheson), ma dopo i primi 20 minuti il film va completamente in vacca: si passa dall'eterna questione morale sul libero arbitrio, ad un'accozzaglia di spunti fantascientifici raccatati qua e là (2001 Odissea nello spazio per la visione del “salto” di Arthur e per il bottone che ricorda tanto HALL-9000, Stargate per i tre portali liquidi, L'invasione degli ultracorpi, per non parlare di Sartre e Arthur C. Clark buttati in mezzo "un po' a cazzo di cane", come direbbe il buon René Ferretti) fino ad un'insopportabile, bigotta e quanto mai banale metafora religiosa. Gli spunti thriller-fantascientifici diventano infatti quasi subito il contorno per un pistolotto morale che non si sopporta: i due coniugi, moderni Adamo ed Eva, cadono nella tentazione e commettono un peccato. Per questo non otterranno perdono e le loro colpe ricadranno sui loro figli. Oltre che essere di una banalità sconcertante, questo concetto è anche molto, molto irritante: perché devono essere sempre le donne a premere il bottone? Veramente nel 2010 ancora la pensiamo così? Non a caso Norma, madre e donna, è anche zoppa: metafora alquanto rustica del segno del demonio. E poi la vera questione è un'altra: se i due coniugi non sanno veramente che cosa comporta la scelta, come si fa a parlare di libero arbitrio? Perché poi questo accanirsi crudele su scelte estreme? Per dimostrare cosa? Che l'uomo in realtà non è veramente libero ed è manovrato dal male? E chi è veramente il misterioso uomo che consegna la scatola? Un messaggero di Dio? Degli alieni? Del diavolo?
Poco importa, visto che qualsiasi spiegazione è superflua, essendo il film un puro esercizio di stile ambizioso ed estremamente auto-compiaciuto del regista.

Peccato che anche lo stile sia insopportabile: l'orribile fotografia smarmellata per rendere l'idea di un film anni '70, la musica usata a casaccio e certe trovate involontariamente comiche (il Babbo Natale è qualcosa di abominevole e di perversamente comico) rendono il tutto ancora più sgradevole. Inoltre sembra che il film sia stato anche pesantemente tagliuzzato (e a guardare il trailer si capisce che è proprio così) in modo da rendere incomprensibili e immotivati alcuni passaggi (Dio ci scampi però da una versione director's cut!). Per non parlare poi dei due protagonisti: Cameron Diaz e James Marsden sono due "cani maledetti"! Così direbbe sempre René Ferretti. A loro discolpa forse l'esagerazione di sguardi basiti e sconvolti è dovuta alla pessima direzione di Kelly. Ad uscirne pulito è solo il sempre signorile Frank Langella, che fa il suo lavoro con classe ed estrema dignità. Ma non basta.
Se Kelly non si è bruciato per sempre che la smetta di fare il David Lynch dei poveri.

James Marsden e Cameron Diaz


La citazione: “Ogni tecnologia sufficientemente avanzata è indistinguibile dalla magia”.

Voto: ♥ 1/2

Titolo originale: Id.
Regia: Richard Kelly
Anno: 2009
Cast: Cameron Diaz, James Marsden, Frank Langella


10 commenti:

  1. che recensione.. come dire.. insensatamente critica!
    De gustibus..

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  2. Critica e basta.
    Anche perché il film è così irritante e insultante da offrire ancora diversi spunti di derisione.

    ^^

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  3. mmm.. quando vidi il trailer la prima volta, mi ispirò abbastanza.. certo non mi aspettavo un capolavoro, ma nemmeno una così terribile °_° cercherò cmq di vederlo, anche se l' idea della solita trita ritrita e stratrita morale religiosa mi abbatte parecchio -____-

    *Asgaroth

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  4. @Asgaroth: guardalo, guardalo e fammi sapere che ne pensi. Io l'ho visto addirittura due volte per arrivare ad un giudizio. Non volevo essere troppo cattiva ma alla seconda visione mi è sembrato davvero irrecuperabile.

    I film comunque vanno sempre guardati a prescindere!

    :)

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  5. Il David Lynch dei poveri, ahah!! Comunque la curiosità mi spingerà sicuramente a vederlo...

    Ale55andra

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  6. Io l'ho visto l'altra sera...

    Hai avuto un bel coraggio a rivederlo addirittura due volte, io dopo una sola proiezione ero sconvolto. E pensare che c'è gente che paga per produrre questi agglomerati informi di celluloide, e evidentemente hanno anche pagato tanto se sono riusciti a convincere un grande come Frank Langella a girare 'sta boiata...

    Saix91

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  7. "poi la vera questione è un'altra: se i due coniugi non sanno veramente che cosa comporta la scelta, come si fa a parlare di libero arbitrio?"

    bravissima, è quello che cerco di dire da un mese! sono d'accordo con ogni parola, è un film di merda! e riccardo dice che è stupendo e sarà nella sua top5 del 2010..! BAH!!!

    E' NA PORCATA!

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  8. Me lo guarderò mosso da una motivazione, ora che ho letto la tua recensione. Non vedo l'ora di maltrattare un pò anch'io Richard Kelly, che, ad essere onesti, non mi è proprio mai piaciuto!

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  9. anche se oggettivamente è un film pieno di difetti, non riuscirei mai ad essere così cattivo: tu sei stata crudele! :)
    è un film a cui volere bene perchè, anche se goffamente, ha il coraggio di andare sopra le righe e giocare sul filo del grottesco.
    insomma, un'operina di serie b dal retrogusto anni '50 da non condannare.

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  10. Volere bene decisamente no!
    E' una delle cose più irritanti che abbia mai visto...per questo ci sono andata giù pesante!
    ^^

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