mercoledì 20 marzo 2013

Gli amanti passeggeri


In tempo di crisi non si butta via niente, anzi, se si può, ci si dà allegramente al riciclaggio spinto: questa potrebbe essere la definizione in 20 parole (sì sono proprio 20, contate se non ci credete) di Gli amanti passeggeri, nuova fatica del regista Pedro Almodovar.
Protagonisti della pellicola sono gli scombinati passeggeri di un volo della compagnia aerea Peninsula, diretto da Madrid a Città del Messico, che, a causa del guasto di uno dei carrelli, sono costretti a viaggiare in tondo per diverse ore nell'attesa che si liberi una pista per un atterraggio d'emergenza. Rinchiusi in un ambiente stretto, vittime di reciproche manie e stati d'ansia, i passeggeri sfogano presto le loro angosce tramite crisi isteriche e balli frenetici, sesso selvaggio, fiumi di alcool e droghe.

Dopo 20 anni di film drammatici, Almodovar torna ai toni più leggeri e surreali delle sue commedie anni '80, in particolare al suo capolavoro Donne sull'orlo di una crisi di nervi, da cui prende più di uno spunto (donne con intenzioni suicide, bevande corrette con droghe), distaccandosi però dalla malinconia di fondo che le permeava. Il risultato è una creatura chimerica e meno semplice di quanto sembri: per stessa ammissione del regista Gli amanti passeggeri è un film sulla crisi che in questi ultimi anni ha colpito la Spagna e il mondo intero, crisi che però ha toccato, più o meno direttamente, anche il regista.

Spieghiamoci meglio.

Per quanto riguarda la prima lettura l'analisi è semplice: la compagnia dell'aereo si chiama "Peninsula", la Spagna fa parte della penisola iberica, quindi, facendo 2+2, si capisce cosa rappresenta l'aereo; i passeggeri di classe economica vengono addormentati dall'equipaggio e per (quasi) tutta la durata della pellicola non li vediamo nemmeno, in compenso i (pochi) viaggiatori di prima classe sono vigili e incarnano tutto il peggio della classe dirigente attuale di qualsiasi paese odierno: imprenditori corrotti, assassini, prostitute d'alto bordo che tengono in mano i politici di un'intera nazione, attori che non fanno altro che approfittarsi degli altri. A movimentare il viaggio di questi pochi eletti ci pensa l'equipaggio più assurdo che si sia mai visto: un tris di stewart gaissimo e sempre pronto ad offrire alcool, droghe e siparietti canori, un pilota ammogliato e con figli che però ha una storia con uno degli stewart e il co-pilota, che si professa eterissimo al 100% ma che non disdegna le attenzioni dei vivacissimi, sempre loro, assistenti di volo. Insomma in un periodo storico in cui le certezze sono crollate e in cui intere generazioni non sanno più cosa fare del proprio futuro, la soluzione di Almodovar sembra quella di divertirsi e distrarsi come si può, lasciandosi andare e non avendo paura di esplorare ogni possibilità godereccia che la vita può offrire. I tre assistenti di volo (i bravissimi Javier Camara, Raul Arevalo e Carlos Areces, il pagliaccio triste di Balada triste de trompeta, che anche qui è quello che si diverte di meno) fanno quindi le veci del regista spagnolo, e, con tutta la loro allegria incosciente, spregiudicata e un po' pacchiana, intrattengono i passeggeri e quindi il pubblico.

Perché abbiamo parlato anche di crisi per Almodovar però?

E' presto detto: il regista spagnolo, come il suo aereo, torna indietro, cerca di recuperare i fasti delle sue commedie anni '80, ma i tempi sono cambiati e l'umorismo stesso è diverso: se 30 anni fa l'humor grottesco e surreale del regista era veramente un moto di ribellione e di rottura contro gli strascichi dell'opprimente dittatura franchista, quello odierno sembra una sbiadita e svogliata copia dell'originale, privo di una vera carica vitale, più leggero e disimpegnato, infarcito inoltre di gag che sfociano spesso nel cattivo gusto (l'assaggio dello sperma ne è l'apice). Almodovar si appoggia sugli allori del suo inconfondibile talento e ne sfrutta l'ormai noto stile, non riuscendo però ad amalgamare come si deve le varie gag comiche, che appaiono spesso slegate fra loro e inserendo una (breve) parte a terra che sembra totalmente estranea al resto della vicenda.
Se confrontato con il precedente lavoro del regista, l'inquietante La pelle che abito, Gli amanti passeggeri è un film che destabilizza ancora di più: nel film con Antonio Banderas il regista aveva fatto capire che il suo cinema era arrivato a un punto di svolta e che, per l'ennesima volta, aveva mutato pelle. In quest'ottica si può pensare quindi a Gli amanti passeggeri in tre modi A) come una nuova fase del processo di mutazione cominciato con La pelle che abito, che si rifà al passato e se ne allontana senza ancora riuscire ad abbandonarlo del tutto (ecco giustificata in questo senso la presenza in brevissimi camei di Penelope Cruz, Antonio Banderas e Paz Vega, gli attori protagonisti degli ultimi 20 anni di cinema almodovariano); B) come il primo segno di esaurimento della vena creativa di un regista; C) un divertissement personale del regista che per una volta ha voluto dare sfogo a tutte le sue manie e realizzare la scena (già iconica e momento più alto del film) dell'interpretazione di I'm so excited delle The Pointer Sisters da parte di tre stewart gay (un po' come quando Woody Allen ha realizzato Vicky Cristina Barcelona solo per far baciare Scarlett Johansson e Penelope Cruz: non negate, sappiamo tutti che è così).

La verità è probabilmente nel mezzo. 
E si fa di mescalina.

Raul Arevalo, Carlos Areces, Javier Camara


La citazione: "In questo viaggio succederà qualcosa di molto grosso che ci toccherà tutti!"

Hearting/Cuorometro: ♥♥1/2

Uscita italiana: 21 marzo 2013


Titolo originale: Los amantes pasajeros
Regia: Pedro Almodovar
Anno: 2013
Cast: Javier Camara, Raul Arevalo, Carlos Areces, Lola Duenas, Cecilia Roth, Hugo Silva, Antonio de la Torre Martin, Blanca Suarez, Guillermo Toledo
Durata: 90 minuti
Colore: colore
Paese di produzione: Spagna
Casa di produzione: El Deseo
Distribuzione italiana: Warner Bros. Italia

1 commento:

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