domenica 6 aprile 2008

Gone Baby Gone

La resurrezione di Ben Affleck


Ben Affleck
è risorto.
Dopo anni sprecati in film di serie b, blockbuster dal dubbio gusto e relazioni sentimentali da tabloid, Ben ha deciso di prendersi una pausa di riflessione e rilanciare la sua carriera in crisi.
Inaspettatamente, a due anni dal suo ultimo ruolo nello scarso “Hollywoodland” (per cui ha vinto la coppa Volpi a Venezia), Affleck ha abbandonato i panni di attore, ripreso quelli di sceneggiatore da Oscar e indossato quelli nuovi di regista.
Mai scelta fu più appropriata.
Per il suo debutto alla regia Affleck ha deciso di portare sullo schermo il romanzo “La casa buia” di Dennis Lehane, lo stesso autore di “Mystic River”, da cui Clint Eastwood ha tratto l’omonimo film.
La storia, ambientata nei sobborghi di Boston, parla della sparizione di una bambina, Amanda McCready, e del tentativo dei detective privati Patrick McKenzie (Casey Affleck) e Angie Gennaro (Michelle Monaghan), ingaggiati dalla zia della piccola, di ritrovarla.
Patrick e Angie, con l’aiuto del capo della polizia Jack Doyle (Morgan Freeman) e dei detective Remy Bressant (Ed Harris) e Nick Poole (John Ashton), partono alla disperata ricerca della verità, muovendosi tra bar frequentati da drogati, narcotrafficanti, criminali, spacciatori e pedofili.
Il caso è presto chiuso, ma alcuni dettagli della storia non convincono Patrick, che persegue la strada verso la verità da solo. Una volta trovata la spiegazione di tutto, il giovane dovrà mettere in discussione se stesso e la sua intera vita.

Casey Affleck

Con questo film Affleck fa il suo ingresso nel mondo della regia con grande stile: nel doppio ruolo di regista e sceneggiatore, ha saputo dare alla storia un ritmo serrato, avvincente e a tratti sincopato, rendendo perfettamente giustizia al libro di Lehane.
Non ci sono sbavature o punti morti nel racconto: fino alla fine lo spettatore ha il fiato sospeso.
La storia infatti si rivela presto essere molto più che un semplice thriller dalla meccanica perfetta: McKenzie incarna la figura dell’eroe dimesso, modesto ma dotato di grande morale, che cerca la verità a tutti i costi, finendo per simboleggiare valori assoluti come la giustizia e l’onestà, che vengono messe a dura prova da un mondo corrotto, allo sbando e senza scrupoli.
La storia assume quindi un significato simbolico, a tratti filosofico e universale.
Affleck ha il grande merito di raccontare il tutto evitando di insistere su toni retorici e dettagli macabri, lasciando parlare i personaggi, le loro storie personali e le loro scelte: un compito non facile visto il tema trattato.

John Ashton, Amy Ryan e Ed Harris

Per quanto riguarda lo stile di regia Affleck ha sicuramente del talento, ancora troppo influenzato da illustri colleghi come Eastwood, ma promettente: se riuscirà a creare un suo stile, più personale e distintivo, potrebbe essere uno dei grandi registi del futuro.
Sicuramente Ben ha un grandissimo talento nel dirigere gli attori: bellissimi i primi piani e la costruzione delle scene dialogate, grazie a cui il cast ha dato il meglio.
Gli attori sono fenomenali: Casey Affleck, fratello di Ben, dopo l’anno d’oro della nomination agli Oscar per “L’assassinio di Jessie James per mano del codardo Robert Ford”, è perfetto nel ruolo di McKenzie, con quell’aria malinconia e onesta, coraggiosa e fragile, da vero eroe dei nostri tempi, combattuto tra giustizia e interesse, stoico nella sua scelta di cercare la verità a costo di mettere in pericolo la vita. Michelle Monaghan si conferma come attrice promettente e Amy Ryan, nel ruolo della madre di Amanda, dà un’interpretazione perfetta, tanto da aver meritato una nomination all’Oscar per questo ruolo. Monumentali Freeman e Harris: due grandi attori che ad ogni prova confermano e incrementano la loro straordinaria bravura, elevando con la loro presenza qualsiasi pellicola. Straordinari.

Morgan Freeman, Casey Affleck e Michelle Monaghan

Altro grande merito di Affleck è quello di aver creato un’ambientazione estremamente realistica: i quartieri più poveri e disperati di Boston sono resi con grande efficacia, gli attori scelti per interpretare i personaggi secondari sembrano aver vissuto in quei luoghi da sempre e il tutto dà ancora più credibilità alla storia. Finalmente un film dove i criminali sembrano criminali e non modelli palestrati ricoperti da tatuaggi per l’occasione.
Il film riesce in questo modo a rappresentare l’America più povera e ignorante, che non fa altro che mangiare davanti alla tv, non si rende conto di ciò che accade e non trova conforto nemmeno in Dio. Affleck affronta questi aspetti senza giudicare o denunciare, ma mettendo lo spettatore nella difficile posizione di schierarsi con un personaggio o con l’altro.
Un film da vedere assolutamente, una riflessione amara su realtà che esistono ma che spesso non prendiamo in considerazione, non capiamo e ci sembrano lontane anni luce, mentre sono molto più vicine e reali di quanto pensiamo.
Ben tornato Mr. Affleck!

La citazione: "Ho sempre pensato che sono le cose che non scegliamo a renderci quello che siamo"


Voto: ♥♥♥1/2

Pubblicata su Meltin' Pot.

Ben Affleck durante le riprese

4 commenti:

  1. riguardo alle realtà che ci sembrano lontane anni luce mi viene in mente Sara Goldfarb in requiem for a dream... anche se quello è tutto un altro film...credo(questo non l'ho visto)

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  2. Ciao!
    Davvero mi brucia non aver visto ancora questo film che aspettavo da un pò, purtroppo partii all'epoca. Spero di recuperarlo in sala...
    Anteprime...oggi Nim e 10 cose di noi, domani Il matrimonio è un affare...
    Magari ci si incontra lì ;-)

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  3. D'accordissimo. Un film davvero molto bello. Solo che ho trovato Freeman un pò monocorde e la Monoghan una statuetta di cera ^^
    Ale55andra

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  4. d'accordissimo con quello che hai scritto. Davvero un gran bel film, e chi se lo aspettava da ben affleck!

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