lunedì 24 novembre 2014

Hunger Games: Il canto della rivolta parte 1 – Fuori dall’arena la rivoluzione è mediatica

Arriva in sala il terzo capitolo di Hunger Games, tratto dall’omonima saga letteraria di Suzanne Collins, prima parte dell’ultimo tomo, diviso in due per il cinema, che fa da prologo al gran finale previsto per il prossimo anno 



Katniss Everdeen (Jennifer Lawrence) sta alle eroine delle saghe cinematografiche così come Mulan alle principesse Disney: la giovane abitante di Panem, letale con l’arco e divisa tra l’amore di Gale (Liam Hemsworth) e quello di Peeta (Josh Hutcherson), rappresenta un punto di svolta nei blockbuster destinati ai più giovani, proprio come la ragazza cinese che, osando sfidare perfino gli Unni e l’Imperatore, salva sia il suo popolo che l’uomo che ama, riscattando decine di principesse che prima di lei si erano limitate a sposarsi e a farsi soccorrere dal principe azzurro. Contrariamente a quanto accaduto a Mulan però, Katniss non è costretta a fingersi uomo, anzi, usa il suo aspetto femminile e alcuni degli artifici tipici del gentil sesso, come il trucco e i vestiti, quali mezzi da usare nella sua battaglia, dapprima personale e poi universale, al pari delle frecce, trasformandosi così in un personaggio a tutto tondo che non rientra né nello stereotipo della “donzella indifesa e innamorata”, né in quello del “maschiaccio”. Una figura praticamente inedita in questo genere di film, fatto che trasforma la protagonista di Hunger Games in una figura di rottura destinata a diventare un’icona. 

Grazie a questo aspetto, e a un’idea di base che unisce caratteristiche dell’antica Roma alle strategie di comunicazione tipiche del nostro tempo, la saga, tratta dai romanzi di Suzanne Collins, è sicuramente uno dei franchise per ragazzi più interessanti degli ultimi anni, anche grazie alla sua protagonista, Jennifer Lawrence, per una volta non emaciata e dai lineamenti delicati come altre eroine, ma con un physique du role adatto al ruolo che interpreta. 

Dopo due film incentrati sui giochi, in cui i tributi dei vari distretti devono uccidersi tra loro, il terzo capitolo di Hunger Games si affaccia fuori dall’arena e affronta una guerra più sottile e subdola: lo scontro tra i ribelli simboleggiati da Katniss e il presidente Snow (Donald Sutherland) è una lotta che va avanti a colpi di spot e proclami mediatici, in cui le crudeli azioni militari sono portate avanti in funzione di ottenere video con cui plasmare l’opinione delle masse, pronte a credere al testimonial più convincente piuttosto che ai fatti. 

In Il canto della rivolta – parte 1, l’ex ragazza di fuoco è chiamata a diventare il simbolo della ribellione contro Capitol City, centro di potere di Panem: a puntare tutto su Katniss è Plutarch Heavensbee (Philip Seymour Hoffman), braccio destro di Alma Coin (Julianne Moore), presidente del tredicesimo distretto e capo della rivolta contro Snow. Coin fa di Katniss il volto della lotta contro il potere, ingaggiando appositamente un team di registi e operatori incaricati di girare dei video da usare come scintille per innescare la reazione a catena che deve portare al rovescio del governo di Capitol City. Divenuta così “la ghiandaia imitatrice”, Katniss accetta di combattere ma allo stesso tempo ha un pensiero che la assilla: la salvezza di Peeta, prigioniero di Snow divenuto la sua arma di propaganda anti-ribelli. 

I temi affrontati in questo terzo capitolo fanno fare un balzo in avanti alla saga, riuscendo a trasformare Hunger Games in qualcosa di più di una semplice versione americana del fumetto giapponese Battle Royale, offrendo spunti interessanti come l’importanza sempre più cruciale del marketing e della comunicazione, della potenza enorme che può avere un simbolo, e costruendo anche un discorso sul cinema stesso, mezzo in grado di creare storie ed eroi grazie all’uso delle immagini (la stessa Katniss viene ripresa, a volte addirittura davanti a un green screen e altre sul campo, creando un curioso effetto meta-cinematografico). Il canto della rivolta parte 1 è dunque, fino a ora, il capitolo più maturo e dark della saga, ma, nonostante i diversi aspetti positivi, deve piegarsi a una forza più grande: gli interessi economici. Seguendo la scia di Warner Bros. e della Summit Entertainment, che hanno sdoppiato in due i finali di Harry Potter e Twilight, anche la Lions Gate ha deciso di dividere in due il terzo e ultimo capitolo di Hunger Games, andando incontro a un allungamento eccessivo e sproporzionato della storia: questa prima parte è un preludio dilatato che invoglia lo spettatore ma che non decolla mai, preparando il terreno alla conclusione in cui, si presume, esploderà davvero tutto il potenziale della saga.

In questo terzo capitolo tutto è sacrificato in favore dei tormenti interiori della protagonista, divisa non solo tra i suoi due amati, Peeta e Gale, ma anche nel suo ruolo, non abbracciando in pieno l’incarico di “simbolo” e anteponendo spesso i suoi sentimenti personali al bene della comunità. In questo modo diversi personaggi sono sacrificati, Peeta e Gale in primis, ma anche Finnick (Sam Claflin) e gli stessi Plutarch, Coin e Snow, relegati a poche scene. Tutto il peso della pellicola ricade dunque sulle spalle larghe della protagonista, che, chiamata ad affrontare diverse scene drammatiche, risulta meno convincente rispetto alla prova data nelle scene d’azione viste nei capitoli precedenti, peccando spesso di recitazione esagerata e sopra le righe. L’overacting della Lawrence è sottolineato maggiormente quando si trova a recitare di fronte ad artisti raffinati come Julianne Moore, perfetta anche di fronte a un microfono, Philip Seymour Hoffman, in una delle sue ultime prove, o anche Elizabeth Banks, che fornisce gli unici momenti di humor del film, e Woody Harrelson, che ha pochissime battute ma quando prende la parola ruba la scena a chiunque. 

Questo “promo”del finale sembra dunque un girare a vuoto, che cerca in continuazione di mettere in scena il dramma senza mai emozionare realmente e che diventa davvero interessante proprio negli ultimi minuti, lasciando con la sgradevole sensazione di aver assistito a un qualcosa di semplice “passaggio”. 

Aspettiamo dunque il prossimo anno in cui, ed è strano dirlo, speriamo di “bruciare” davvero insieme ai ribelli di Panem e alla loro ghiandaia imitatrice.

Jennifer Lawrence e Julianne Moore


La citazione: "Se noi bruciamo, voi bruciate con noi"

Hearting/Cuorometro: ♥♥1/2

Uscita italiana: 20 novembre 2014


Titolo originale: The Hunger Games: Mockingjay - Part 1
Regia: Francis Lawrence
Anno: 2014
Cast: Jennifer Lawrence, Josh Hutcherson, Liam Hemsworth, Julianne Moore, Philip Seymour Hoffman, Donald Sutherland, Woody Harrelson, Elizabeth Banks, Jeffrey Wright, Stanley Tucci, Sam Claflin, Natalie Dormer, Willow Shields
Colore: colore
Durata: 123 minuti
Genere: avventura
Sceneggiatura: Danny Strong, Peter Craig
Fotografia: Jo Willems
Montaggio: Alan Edward Bell, Mark Yoshikawa
Musica: James Newton Howard
Paese di produzione: USA
Casa di produzione: Lions Gate
Distribuzione italiana: Universal Pictures




Pubblicato XL.


6 commenti:

  1. Alla mia veneranda età resto comunque parte del pubblico di Hunger Games. La serie mi sta coinvolgendo e ammetto di apprezzarla per molti aspetti. Complice anche (e soprattutto) la Lawrence, che adoro. Il canto della rivolta è ben fatto e ben strutturato. Ma quanto mi è mancata l'atmosfera dei giochi e dell'arena in questo capitolo!!!

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    1. Hunger Games è sicuramente il degno erede di Harry Potter, che per fortuna si distanzia sia per livello di scrittura che di recitazione da Twilight e simili.
      Purtroppo questo terzo capitolo secondo me sarebbe stato una bomba se non avessero deciso di dividerlo: in questo modo ci hanno dato "una spruzzatina" di quello che sarà il finale allungato in 2 ore che dilatano eccessivamente ogni cosa pur di riempire lo spazio. Peccato!

      Il quarto sarà sicuramente migliore.

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  2. Ma lo sai Vale che a me questo terzo episodio è piaciuto tantissimo? Come dici te, abbandonati finalmente i combattimenti nelle arene, il film fa un grande salto di qualità, affrontando argomenti complessi e inusuali per un prodotto del genere (considerato il pubblico cui si rivolge): si vedono i bombardamenti, i corpi carbonizzati, si fa una riflessione sul potere e sulle dittature in generale (la regina dei ribelli, Coin, tutto sommato non è meno 'talebana' di Snow), si mostrano i due aspetti della guerra: quello terribile dei soldati mandati al massacro e quello, subdolo, dei palazzi del potere. Per essere un prodotto per adolescenti non mi sembra poco... anzi, lo trovo coraggioso. Personalmente ne sono molto sorpreso...

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    1. Purtroppo questi temi complessi sono appena accennati e diluiti a dismisura per interessi economici: qui ho sentito il peso della divisione in due. Il quarto sarà sicuramente una bomba.

      Purtroppo poi qui non ho apprezzato la Lawrence: in lingua originale era sopra le righe e spesso esagerata, forse perché si è stufata di fare questa saga o forse perché, come sono ancora convinta, in realtà è sopravvalutata, visto che le sue performance dipendono molto da chi la dirige.

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  3. Anche io che mi porto sempre dietro mezzo cuore da bimbaminkia :P sono andata a vederlo e non mi è dispiaciuto anche se rispetto ai precendenti mancava qualcosa.. come ha detto Manuela son mancati anche a me i giochi! :D

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    1. È vero perché grazie ai giochi tutto era più fluido e ritmato: qui ripeto hanno voluto allungare il brodo e purtroppo si sente.
      Confido nel finale che secondo me sarà ottimo.

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