domenica 28 febbraio 2010

Che fine hanno fatto i Morgan?


Chi ha scritto questo film deve avere un'incredibile nostalgia di Sex & The City.
Non solo.
Deve esserne un espertissimo fan.
Altrimenti non si spiega come mai questa pellicola sia la copia spiccicata di un episodio del telefilm in questione e precisamente dell'episodio numero 9 della 4° stagione "Sex & the country".
Ebbene si, anche io sono una Sex & the City addicted.
In quella puntata Carrie era invitata dal compagno del momento nella sua casa di campagna, che è uguale a quella del piccolo paesino Ray nel Wyoming in cui Maryl e Paul Morgan (Sarah Jessica Parker e Hugh Grant), la coppia protagonista del film, vengono spediti da New York in fretta e furia dal programma protezione testimoni dopo aver accidentalmente assistito ad un omicidio.
Di più.

Sarah Jessica Parker e Hugh Grant

C'è la stessa scena della mungitura della mucca (ma nel telefilm c'era Samantha ed era tutta un'altra storia...), c'è la stessa nevrotica frenesia dei newyorchesi che non riescono a vivere senza cellulare, mail ed internet e, pensate un pò, all'inizio c'è pure un discorso della protagonista ad una serata di beneficenza per la lotta al cancro identico a quello fatto da Samantha Jones in un altro episodio del telefilm.
Non è quindi un caso che Sarah Jessica Parker, ovvero la Carrie Bradshaw del telefilm, sia la protagonista.
Quello che non si capisce è che cosa ci faccia Hugh Grant in questo casino.
Continuare a tentare di trasmettere lo spirito irriverente, politicamente scorretto ed intelligente di Sex & the City sullo schermo è una battaglia persa in partenza: non ci sono riusciti gli stessi autori che ne hanno fatto un film figuriamoci altra gente!

Hugh Grant

Questo perchè ancora non si è capito che il linguaggio seriale è ormai totalmente indipendente e diverso da quello cinematografico, vive di vita propria ed è assolutamente differente nella tempistica e nella narrazione.
Portare la tv al cinema non funziona.
Ed è giusto che sia così.
Ma perchè però Hugh Grant, ormai anche un pò imbolsito, ha deciso negli ultimi anni di fare il finto americano in queste commediole così poco piene di humor?
Gli anni passano direte voi.
Ma la vera domanda che ci si pone alla fine del film è: che fine ha fatto Hugh Grant?

P.S.
Vedere Mary Steenburgen - la mitica Clara di Ritorno al futuro parte III - e Sam Elliott - il cow-boy di Il Grande Lebowski - in questo film mi ha fatto tenerezza.

La citazione:
"- Come hai dormito?
- Non benissimo: c'è troppo silenzio, sentivo le mie cellule separarsi."

Voto: ♥1/2

sabato 27 febbraio 2010

Wolfman


Quando da piccola guardai un Lupo Mannaro Americano a Londra mi terrorizzò.
Grande tensione, paura, la bestia che girovagava per le strade di una città moderna.
Un grandissimo effetto: era il Godzilla occidentale.
Con questa nuova versione dell'uomo lupo pensavo di provare almeno un pò di quel brivido morbosamente seducente.
In più c'è Benicio Del Toro mi sono detta, almeno sarà recitato da Dio.
Ed è qui che casca l'asino.
Se la storia la conosciamo tutti, non era allo stesso modo prevedibile un adattamento così superficiale e banale.
Sembra di assistere ad una puntata di un qualsiasi telefilm di serie b.

Benicio Del Toro

Nell'ora e mezza di durata infatti non vediamo altro che grandi attori come Del Toro, la sempre più brava e bella Emily Blunt e Hugo - Agente Smith - Weaving usati come pupazzi. Altro che uomo lupo! Ma la cosa più sconcertante è Anthony Hopkins: totalmente fuori parte, truccato davvero come Michael J. Fox nel cult anni '80 Voglia di vincere! Una cosa quasi imbarazzante.
Non c'è suspence, non c'è introspezione psicologica.
Una puntata di Buffy sembra un capolavoro al confronto.
Non si capisce come mai il cinema, soprattutto quello americano, si ostini a fare remake su remake se poi il risultato deve essere questo.
Non si potrebbero spendere gli stessi soldi per creare qualcosa di nuovo ed esaltante?
La mancanza di idee: ecco qual è la vera mostruosità.

La citazione: "Solo un uomo sarebbe capace di tale violenza"

Voto: 1/2

Alice in Wonderland

Alice delle, quasi, meraviglie

Dopo anni di attesa esce finalmente nelle sale la versione di Tim Burton del classico di Lewis Carroll


Diciamolo subito: per Alice in Wonderland di Tim Burton c'è un'attesa pazzesca.

Annunciato da anni come l'opera definitiva dell'eccentrico regista americano papà di Edward mani di forbice, è stato definito già in partenza come un capolavoro, un'opera visionaria e rivoluzionaria. Chi scrive avrebbe voluto confermare queste esigenti aspettative come e più di tutti i fan di Burton, considerandolo un genio e un grande artista del nostro tempo.

Purtroppo l'onestà intellettuale impedisce simili affermazioni.

Burton ha riscritto la storia di Alice mischiando la storia del classico di Lewis Carroll e del suo seguito Alice nello specchio, trasformando la protagonista in una ragazza di vent'anni in procinto di sposarsi.

Sopraffatta dalle nuove responsabilità e dalla paura di entrare definitivamente nel mondo degli adulti, Alice scappa e si ritrova catapultata nuovamente nel Paese delle Meraviglie.


Mia Wasikowska

Qualcosa è cambiato però: la giovane non ha memoria del suo precedente viaggio e si trova invischiata in una lotta di potere tra la perfida e sadica Regina Rossa (Helena Bonham Carter) e la dolce ed eterea Regina Bianca (Anne Hathaway). A farle compagnia c'è lo schizzato Cappellaio Matto, interpretato dall'attore simbolo di Burton Johnny Depp, e le creature che tutti conosciamo: il Leprotto Bisestile, il Bianconiglio, lo Stregatto.

Il problema di questa nuova versione della storia di Alice è che l'atmosfera di follia e assurdo caratteristica della favola è stata completamente abbandonata: Alice diventa una paladina che deve sconfiggere un drago, il suo futuro è già scritto su una pergamena, insomma sembra di assistere ad un qualsiasi racconto fantasy dall'impianto lineare e strutturato. Ma può essere questa l'Alice catapultata in un mondo fatto al contrario dove tutto è illogico e imprevedibile?

Per di più la parte visionaria non è mai stata così poco dark e rivoluzionaria: Burton ci ha abituato a ben altro stile e qui sembra aver tenuto a freno la sua fantasia per adattarsi agli standard disneyani.

Inutile il 3D: la pellicola è stata girata in 2D e solo successivamente convertita in tre dimensioni. Un'operazione esclusivamente commerciale che non aggiunge nulla al film.


Johnny Depp

Paradossalmente l'unica parte veramente geniale e che più funziona è la scena iniziale, quella del mondo “normale”: girata con un'inquietante tonalità di bianco asettico, con personaggi che dovrebbero essere normali ma che rivelano tratti grotteschi, è un concentrato di fascino e genialità di una decina di minuti. Poi, quando Alice va nel mondo che dovrebbe stupirci, che dovrebbe essere magico e coinvolgente, tutto si appiattisce. Ed è qui il vero problema della pellicola: man mano che la storia va avanti ci si affeziona sempre meno ai personaggi e non si riesce ad emozionarsi insieme a loro. Insomma mancano la magia e il cuore. E questo da Tim Burton non ce lo saremmo mai aspettati. A salvare la baracca ci pensano gli attori, su tutti la straordinaria Bonham Carter che costruisce il personaggio più riuscito e affascinanate, quella Regina Rossa sanguinaria e dalla testa enorme che diverte e inquieta allo stesso tempo.

Se Burton ad inizio carriera aveva interrotto il suo sodalizio artistico con la Disney un motivo ci sarà stato. Tornarci e perdere parte della sua follia visionaria è stato forse un errore.

Speriamo che con il suo prossimo film torni a farci vedere le sue meraviglie.


Helena Bonham Carter


La citazione: "Hai perso la tua moltezza!"

Voto: ♥♥1/2

Uscita italiana: 3 marzo 2010

Pubblicata su Cinema4stelle e MPnews.it

Crazy Heart

Và dove ti porta il country

Immerso nell'afoso e selvaggio mondo della musica country Jeff Bridges regala una grandissima interpretazione


La musica country affonda le sue origini nel ventre assolato e selvaggio dell'America del sud, quella dei cappelli da cow-boy, degli stivali di alligatore e dei bar fumosi dove il whiskey scorre a fiumi.

Sorta di archetipo mitico per gli americani, che vi hanno costruito tutta una mitologia, il country ha un che di primordiale e istintivo, ha il suono dell'America più semplice e genuina.

Inevitabile quindi che susciti tanto interesse nel cinema americano, a cominciare dal leggendario Nashville del maestro Altman fino al recente Walk the line sulla vita di Johnny Cash.

Il regista Scott Cooper si inserisce in questo prolifico filone con il suo Crazy Heart, tratto dall'omonimo romanzo di Thomas Cobb, in cui Jeff Bridges è Bad Blake, un cantante country di successo ormai caduto in declino, costretto ad andare di bar in bar con piccoli concerti per sbarcare il lunario.


Jeff Bridges

Ormai quasi dimenticato, alcolizzato, con la sigaretta perennemente in bocca, Bad si trascina stancamente da uno stato all'altro, incurante di tutto e tutti, soprattutto di se stesso.

L'unico faro prezioso è la sua chitarra: la lucida con cura e devozione dopo ogni concerto ed è l'unica che sembra ricordargli di avere un'anima.

Fino a quando non incontra Jean, una giornalista che deve fargli un'intervista.

Possono l'amore per la musica e per una donna riportare alla vita uno spirito abbattuto e stanco?

Se c'è una cosa che il cinema americano adora è la storia di uno sconfitto che riesce a reagire e a riscattarsi, figuriamoci se al ritmo di graffianti ballate country: un pò come l'anno scorso è successo con The Wrestler, Hollywood ha trovato il nuovo derelitto dell'anno da redimere.


Maggie Gyllenhaal e Jeff Brisdges

La pellicola si regge tutta sulle mastodontiche spalle di Jeff Bridges, l'ormai leggendario Drugo del film cult Il grande Lebowski dei fratelli Cohen, che grazie al suo Bad affaticato e disilluso potrebbe fare il colpaccio, che non è riuscito l'anno scorso al wrestler Mickey Rourke, vincendo, dopo il Golden Globe, l'Oscar. Sarebbe il coronamento di una carriera.

Accanto a lui una brava Maggie Gyllenhaal, il sempre granitico Robert Duvall – anche produttore – e un quasi irriconoscibile Colin Farrell perfettamente credibile nell'accento da americano del sud nonostante i natali irlandesi.

Una pellicola polverosa e afosa, rinfrescata da bella musica e da interpretazioni ispirate.


La citazione:

"- Da dove vengono tutte queste canzoni?

- Dalla vita purtroppo"


Voto: ♥♥♥

Uscita italiana: 5 marzo 2010

Pubblicato su MPnews.it


venerdì 26 febbraio 2010

Amabili resti


Amabili resti.
Ovvero come rovinare pesantemente un film negli ultimi 10 minuti.
Peter Jackson, ormai l'abbiamo capito, è molto attratto dalla vita dopo la morte.
No, non fraintendiamo, non ha tendenze suicide, semplicemente gli piace rendere in forma visiva questo concetto così astratto e allo stesso tempo familiare ad ognuno di noi.
Come già in Sospesi nel tempo Jackson ha colto al volo l'occasione di parlare dell'aldilà - detto nel film "terra di mezzo" e non è un caso, nella libreria in cui Susie va con la nonna c'è il poster del Signore degli anelli - grazie al libro di Alice Sabold Amabili resti.




La pellicola parte bene, il regista, anche se poco sportivamente, ci fa vedere quanto dolce e carina era Susie, quanto dolci e carini erano i suoi genitori e i due fratellini e comincia a costruire un clima di forte tensione raggiungendo l'apice nella bellissima scena dell'omicidio (detta così suona male, ma è girata e costruita davvero molto bene).
Il dolore della famiglia è lancinante: un premuroso papà che perde la sua piccola di 14 anni può rassegnarsi a questa perdita?
E una ragazza morta può distaccarsi dalla terra e andare in paradiso senza voltarsi indietro?
I problemi del film stanno proprio qui.
Con la rappresentazione del mondo ultraterreno, colorato, kitsch e infantile, il mondo reale perde la sua forza e credibilità.
A lungo andare l'immaginifico ha la meglio sul dolore vero e tutti i personaggi ne risentono.
La meravigliosa Susan Sarandon, nel ruolo della nonna, parte con un'interpretazione fantastica e poi viene bruscamente condotta da tutt'altra parte, la madre di Susie, con il volto di Rachel Weisz, improvvisamente scappa via senza apparente motivo diventando una figura inutile ai fini della storia, così come molti altri personaggi.
Alla fine, il film si riduce ad un duello di bravura tra la giovanissima e bravissima Saoirse Ronan e il grande Stanley Tucci, che meriterebbe davvero un ruolo da protagonista e non la condanna ad eterno comprimario.

Stanley Tucci

Se il film regge ancora oltre la metà, nel finale c'è lo sfascio più totale: la conclusione affrettata, i vuoti enormi rimasti incolmati e la morale finale quanto mai scontata fanno definitivamente naufragare un racconto che è mostruosamente sbilanciato.
Amabili resti ha l'insolito primato di essere meravigliosamente raccontato per immagini e allo stesso tempo in maniera pessima nell'evolversi della storia.
Il vero killer qui è lo sceneggiatore.
Quando il papà Mark Wahlberg va a far sviluppare il primo rullino di Susie nel negozio c'è Jackson che prova una telecamera. C'avevate fatto caso?

La citazione: "Mi chiamo Salmon, come il pesce, e sono stata uccisa a 14 anni"

Voto: ♥♥1/2

Citazione cinematografica n. 101

"Una vita vissuta nella paura è una vita vissuta a metà."

da: Ballroom

Paul Mercurio e Tara Morice


Titolo originale: Strictly Ballroom
Regia: Baz Luhrmann
Anno: 1992
Cast: Paul Mercurio, Tara Morice, Bill Hunter, Sonia Kruger, Barry Otto

Radiovisioni su Radio Orizzonti - uscite del 26/2/2010

Morgan Freeman in Invictus


Anche oggi nella rubrica Radio Visioni su Radio Orizzonti parlerò delle uscite della settimana: Invictus, Codice genesi,Genitori & Figli, Senza apparente motivo, Afterschool, Nord, Alta infedeltà.

E come sempre la citazione cinematografica della settimana.

Per ascoltarmi collegatevi sul sito internet di Radio Orizzonti (www.radiorizzonti.net) oppure, se vivete o vi trovate in Puglia in FM alle frequenze 102.8 o 103.4, verso le ore 19.30 - 19.40.

mercoledì 24 febbraio 2010

Superga Cinema On Air - 22° Puntata 25/02/2010: Trilogia Ritorno al futuro


22°Appuntamento con SupergaCinema On Air.
Una puntata da non perdere: Tra viaggi nel tempo, anni '50, anni '80, rock'n roll, citazioni spielberghiane, and "the power of love". Si entra nel microcosmo musical/cinematografico di Ritorno al Futuro. La trilogia al completo. Canzoni indimenticabili, file audio memorabili. Un concentrato radiofonico di ricordi e melodia.
In compagnia di Marty e Doc...
GIOVEDI' 25 FEBBRAIO,
ore 17.25,
solo su
www.radioimago.net


Per commentare in diretta:
profilo Facebook Superga Cinema On Air

Per scriverci una mail: radio@supergacinema.it

Per le notizie sulla trasmissione consultate:
il Blog di Superga Cinema On Air

Invictus



Parlare di Invictus è molto difficile.
Sarà perchè ormai Clint è il nostro cocco, il più grande regista vivente, e nell'ultimo decennio non ha fatto nulla al di sotto del capolavoro assoluto (Mystic River, Million dollar baby, Changeling, Gran Torino vi dicono nulla?) e quindi da lui non ci aspettiamo altro che un'opera eccezionale.

Raccontare la storia di Mandela dandogli il volto dell'amico Freeman - che è vero è un prezzemolino dello schermo ormai, ma quando si impegna è veramente bravo - sembrava una garanzia.
E invece.
Lo stile classico e allo stesso tempo asciutto, cinico ma mai condannatorio sono il marchio di fabbrica di quest'uomo meraviglioso dagli occhi di ghiaccio che gira con un tocco leggero e duro allo stesso tempo.
Qui invece, per la prima volta, il buon vecchio Clint si è fatto prendere la mano dalla melassa.

Morgan Freeman

Ad un certo punto sembra di vedere un film dello Spielberg che vuole fare il serio (mi è venuto subito in mente, durante la visione, Shindler's List).
Non ci sarebbe niente di male in questo, ma non se sei Clint Eastwood!
Spielberg, si sa, si fa prendere la mano quando vuole fare il serio (sostengo da anni che i suoi film più belli sono quelli di fantascienza e avventura, in cui è un vero maestro ed il più grande di tutti, e che dovrebbe tornare a fare quelli per la gioia di tutti noi), si fa catturare dalla storia e dai suoi personaggi e spesso non riesce a rimanere distaccato con il risultato di finali lunghissimi e strappalacrime, in cui vuole dire tutto e alla fine dice troppo.
Ma cavolo Clint tu no!

Uno che ha parlato di eutanasia, riscatto e misogenia attraverso il pugilato in Million Dollar Baby, uno che parla di razzismo, vecchiaia, fede e cita tutto il suo cinema in un solo gesto in Gran Torino, uno che finalmente ha fatto recitare come si deve Angelina Jolie, non può fare un filmone roboante e ottimista al 100%, quasi buonista, condito con chili di melassa, appesantito da un rallenty finale quasi fastidioso.
Sì è proprio vero: Eastwood che usa il rallenty!
Cose dell'altro mondo.

Matt Damon

Per carità siamo sempre al cospetto di un gran film: emozionante, ben scritto, ottimamente interpretato, ovviamente girato da Dio, ma non è il tipo di film e di stile a cui Clint ci ha abituato.
Sarà la vecchiaia anche per lui?
Sarà che ormai ha nipotini e voleva fare un film che anche loro potessero vedere senza rimanere traumatizzati?

Chi siamo noi per giudicare un genio come Clint? Se vuole fare un film del genere che lo faccia, ma per sapere che una pellicola è in puro Eastwood-style ci vuole quella sensazione che puntualmente, ad una ventina di minuti dalla fine del film, ti stringe la bocca dello stomaco.
E con Invictus non c'è stata.

La citazione:
"- Allora com'è?
- E' diverso da chiunque altro abbia mai incontrato"

Voto: ♥♥♥1/2

Paranormal activity


Anticinema.
Basterebbe questa parola per definire Paranormal activity.
Ma siccome qui non siamo snob e non ci piace classificare ed etichettare le cose e soprattutto diamo la possibilità di stupirci a tutto e a tutti - la recente visione di La coniglietta di casa ne è la prova inconfutabile - argomenteremo perchè questo film, se proprio vogliamo chiamarlo così, fa cagare.

Si avete letto bene.
L'espressione greve ci vuole.
Perchè Paranormal activity è semplicemente il frutto di una campagna pubblicitaria virale e molto ben pianificata che una volta visto fa irritare di brutto.
Intanto mi dovete spiegare che diavolo è successo a Steven Spielberg che si fomenta ormai per qualsiasi cosa e fa pubblicità a tutto e tutti (anche se nel caso di Avatar aveva ragione). Sarà demenza senile? No perchè non posso credere che l'uomo che ha fatto Incontri ravvicinati del terzo tipo, E.T., Hook e che è il papà di Indiana Jones possa aver amato questa roba.
Steven e dillo che sei passato al lato oscuro e che ti pagano per dire certe cose!



Tornando al film (oh non ce la faccio proprio a chiamarlo così!): un'ora e mezza (ecco l'unico merito che ha: almeno dura poco) di inquadrature pseudo-amatoriali di una coppia di dementi fatte con camera a mano, ampio uso della visione notturna, porte che scricchiolano, ombre, urla nella notte.
Questo per 90 minuti.
Ora ho capito che siamo nell'era del Grande Fratello e dei reality show, ma questa roba non è cinema! Non può essere proiettata nelle sale. Soprattutto se poi non fa nemmeno quello che deve fare: non fa paura neanche un pò.
Niente, nemmeno un sobbalzo!
Giuro che ho faticado ad andare oltre la prima mezz'ora perchè mi stavo addormentando.

Ora è vero che il valore soglia dello spavento, come quello del dolore, è soggettivo da persona a persona, ma cavolo come si fa a spaventarsi per una roba del genere?
Ok gli ultimi 10 minuti magari coinvolgono un pò di più (le palpebre si sono riaperte finalmente almeno nel finale) ma può bastare?
Non ne abbiamo avuto abbastanza di robe alla Blair Witch Project?

Un qualsiasi filmino di un Natale passato con i miei parenti fa molta più paura.
Giuro!

La citazione: "Oh mio Dio! Oh mio Dio!"

Voto:

An education



Questo è un film da vedere.
Non solo perchè è la prima sceneggiatura per il cinema di Nick Hornby - uno che a scrivere non se la cava poi così male -, non solo perchè la protagonista Carey Mulligan è candidata all'Oscar come Migliore Attrice proprio per questo ruolo, non solo perchè i vestiti che indossa sono stupendamente vintage e ricercati, ma perchè ha molto da insegnare.

Questo è un film da
far vedere.
Da far vedere a tutte le ragazze adolescenti, meglio verso i 14-15 anni, non più tardi.
Purtroppo le ragazze di ogni età fino ai giorni nostri - me compresa - sono state cresciute con le favole e nel '900 con le favole di Walt Disney in particolare che - per quanto io possa amarle visto che ho praticamente subito un lavaggio del cervello da tutti quei teneri animaletti saltellanti - sono il male.
Sono il male perchè almeno le vecchie favole, prendiamo ad esempio quelle dei fratelli Grimm, sono molto più crude e realistiche, parlano di streghe malvage per davvero, di sangue, cioè per dire nella vera versione di Biancaneve il principe la risveglia non con un bacio ma ficcandole due dita in gola per levarle il pezzo di mela che la soffoca. Non sto scherzando. E' veramente così la favola! Spero di non aver minatole vostre certezze.
Ritornando a noi: insomma per anni ci hanno fatto credere che il principe azzurro esiste e che una volta trovato ci porterà a cavallo di un bianchissimo destriero verso un futuro migliore.
Sbagliato!
Nella vita questo non succede ed è giusto che sia così.

Carey Mulligan

Tutto questo preambolo - che non ho fatto solo per rovinare i vostri ricordi d'infanzia - per dire che la giovanissima protagonista di
An education, Jenny, è sveglia, ha gusto, è brava nello studio e, seppur con i limiti che ancora esistevano nel '62 per le donne, potrebbe fare quello che vuole andando all'università. Invece dopo aver incontrato un fascinoso trentenne che la tratta come una principessa, che le regala bei vestiti, la porta ai concerti, alle aste e a bere il vino rosso in riva alla Senna a Parigi cosa fa? Manda all'aria la sua vita e i suoi obiettivi per lui.

Che errore ragazze!
Che errore madornale.
Mai fare una cosa del genere. Mai rinunciare a se stesse e ai propri sogni per un'altra persona, anche se la amiamo. Anzi soprattuto se NOI la amiamo, perchè potete star sicure che qualcuno che vi ama veramente non farebbe mai qualcosa che possa nuocervi.

Peter Sarsgaard

Insomma
An education ad un primo sguardo potrebbe sembrare una semplice storia di formazione che mostra il giusto compromesso che bisogna trovare tra piacere e dovere, in realtà è un film altamente istruttivo, educativo appunto, un film che andrebbe proiettato nelle scuole per far capire alle ragazze che la cosa più importante per loro, come per chiunque, è istruirsi, rendersi indipendenti intellettualmente ed economicamente e provvedere da sole a se stesse e non fare affidamento su qualcun'altro per il proprio futuro.
E' sbagliato e spesso porta a grandi delusioni.
E ci si sveglia non più come una principessa delle favole ma come la povera Cenerentola quando puliva pavimenti tutto il giorno.

La citazione: "Mi sento più vecchia ma non più saggia."

Voto: ♥♥♥1/2

martedì 23 febbraio 2010

La coniglietta di casa



Perchè?
No davvero: perchè?!

Andiamo con ordine.

Un primo perchè riguarda la malaugurata idea di sprecare una irrecuperabile ora e mezza della mia vita guardano questo film.

Il secondo inevitabile e scontato perchè è sulla ragione d'essere di questo genere di pellicole: perchè mai qualcuno dovrebbere spendere tempo, energie e denaro in produzioni come queste?

E ultimo ma non meno importante: perchè questi film trash spesso creano un'irresistibile attrazione in chi li guarda? Perchè non si riesce a smettere di guardarli dopo che si è capito che sono una completa boiata?

E' pur vero che ogni volta che comincio un film o un libro devo necessariamente finirlo - mania a volte autolesionista - ma è inconfutabile che certe cose, nonostante siano demenziali e trash, si facciano guardare.

Anna Faris

Sarà il fascino segreto e proibito dell'orrido (lo stesso che spinge la gente a guardare roba come La fattoria o a comprarsi giubbotti in acetato lucido), sarà l'istintiva e impellente domanda alla Totò "Voglio vedere questo dove vuole arrivare" che diventa predominante, fatto sta che ho visto La coniglietta di casa per intero. L'ho visto tutto. Ma proprio tutto.

Tralascio la trama banalissima, i dialoghi imbarazzanti, le soluzioni di sceneggiatura facili facili che in confronto i Teletubbies sembrano Shakespeare, i personaggi ridicoli e i costumi volgarotti.
Potete immaginarli da soli.

Però, tra una comparsata di Hugh Hefner e le varie scarpe con la zeppa, questo film mi ha spinto a riflettere sul senso della vita e del tempo, soprattutto quello sprecato.

Mica male per una coniglietta.

La citazione: "Sarà mica uno di quelli che vuole parlare?!"

Voto:

Drag me to hell


Ho visto questo film da sola.
Al buio.
In casa.
Argh!
In genere i film horror mi fanno sorridere e difficilmente mi spaventano davvero.
Drag me to hell ha avuto l'inedita capacità di farmi ridere e angosciare allo stesso tempo!

Il buon Raimi, chiuso definitivamente il capitolo Spiderman, torna alle origini con questo nuovo film horror casalingo e artigianale, recuperando lo stile che lo ha reso famoso in tutto il mondo.

Il plot è allo stesso tempo banale e geniale: una qualsiasi ragazza impiegata di banca viene maledetta da un vecchia disgustosa perchè non vuole concederle una proroga al mutuo vigente sulla sua casa.
Mai spunto fu più assurdo e insolito per una maledizione.

Lorna Raver e Alison Lohman

Demone a parte, la vera parte orrorifica del film è proprio la vecchia: le vecchie spaventose al cinema sono sempre funzionate alla grande e personalmente mi fanno un certo effetto, e - dopo l'inarrivabile strega di Biancaneve e quella di Robin Hood principe dei ladri - questa di Drag me to hell è in pole position per il trono di vecchia più spaventosa della storia del cinema.
Malvagia, con un occhio di vetro, dentiera putrida, unghie demoniache e catarro che spunta da ogni dove: mai visto un mix così vomitevole!

Ed è incredibile come grazie a pochi effetti semplici e banali come insetti, vomito, sangue, porte e finestre che sbattono e nulla più, Raimi riesca a creare un forte clima di tensione e paura.
Il tutto accompagnato da una folle ironia di fondo che non manca di stemperare la tensione con qualche risata a bocca stretta.

Cult la capra.
Un mito vero.

Nel suo genere, una vera chicca.

La frase: "Hai detto un sacco di stronzate! Ho ucciso il mio gattino!"

Voto: ♥♥♥

venerdì 19 febbraio 2010

Citazione cinematografica n. 100

"Paul: Io ti amo e tu mi appartieni!
Holly: No, nessuno appartiene a un altro.
Paul: Questo lo dici tu.
Holly: Non permetterò a nessuno di mettermi in gabbia!
Paul: Io non voglio metterti in gabbia, io voglio amarti!
Holly: E' la stessa cosa!
Paul: No non lo è! Holly...
Holly: Non sono Holly e non sono neanche Lullaby, io non lo so chi sono! Io e il mio gatto siamo due randagi senza nome che non appartengono a nessuno e a cui nessuno appartiene! Ecco qual è la verità. Si fermi un attimo. Che te ne pare? Questo dovrebbe essere il posto adatto per un duro come te. Bidoni, topi, spazzatura! Via! E fila ti ho detto! Vattene! Andiamo.
Paul: Autista accosti.Vuoi sapere qual è la verità sul tuo conto? Sei una fifona. Non hai un briciolo di coraggio. Neanche quello semplice e istintivo di riconoscere che...che a questo mondo ci si innamora e si deve appartenere a qualcuno perchè questa è la sola maniera di essere felici. Tu ti consideri uno spirito libero, un essere selvaggio e temi che qualcuno voglia rinchiuderti in una gabbia. E sai che ti dico? Che la gabbia te la sei già costruita con le tue mani ed è una gabbia dalla quale non uscirai, in qualunque parte del mondo tu cerchi di fuggire. Perchè non importa dove tu corra, finirai sempre per imbatterti in te stessa!"

da: Colazione da Tiffany

Audrey Hepburn


Titolo originale: Breakfast at Tiffany's

Regia: Blake Edwards
Anno: 1961
Cast: Audrey Hepburn, George Peppard, Mickey Rooney

Radiovisioni su Radio Orizzonti - uscite del 19/2/2010

Benicio Del Toro in Wolfman


Anche oggi nella rubrica Radio Visioni su Radio Orizzonti parlerò delle uscite della settimana: Promettilo!, Wolfman, Il figlio più piccolo, La bocca del lupo, Che fine hanno fatto i Morgan, Il richiamo della foresta 3D, Il Mi$$ionario.

E come sempre la citazione cinematografica della settimana.

Per ascoltarmi collegatevi sul sito internet di Radio Orizzonti (www.radiorizzonti.net) oppure, se vivete o vi trovate in Puglia in FM alle frequenze 102.8 o 103.4, verso le ore 19.30 - 19.40.

mercoledì 17 febbraio 2010

Superga Cinema On Air - 21° Puntata 18/02/2010: Kill Bill


Questo Giovedì 18 Febbraio, sempre alle 17.25, SupergaCinema On Air seguirà le orme della SPOSA Beatrix Kiddo. Raccontando le gesta vendicative di una delle eroine più carismatiche di sempre. Il 4° film di Tarantino in canzoni e pillole; un'ora abbondante di cinema radiofonico, citazioni e sangue a fiotti. KILL BILL vol.I e vol.II solo su www.radioimago.net

Per contattarci in diretta su Facebook:
SupergaCinema On Air

Per scriverci una mail: radio@supergacinema.it
Per notizie aggiornate seguite il Blog: www.supergacinemaonair.splinder.com

sabato 13 febbraio 2010

Gamer


Spara o muori.
In guerra non c'è altra soluzione.
Ma se a controllare la tua corteccia motoria non fossero le tue stesse cellule neuronali?
Se, grazie ad una tecnologia fantascientifica, un altro dall'altro capo del mondo potesse controllare le tue azioni e la tua vita?
Questo è l'assunto di Gamer - nuovo adrenalinico film dei papà di Crank e Crank 2 Mark Neveldine e Brian Taylor - in cui un genio dell'informatica, Ken Castle (con il volto del glaciale Michael C. Hall alias Dexter), usa delle nanocellule per controllare la mente di esseri umani "comandati" da altri esseri umani paganti.

Gerard Butler


Insomma secondo gli autori della pellicola nel 2034 Second Life e i vari videogame spara tutto saranno impersonati da persone in carne ed ossa. Politicamente scorretto? Umanamente inaccettabile? Non se le pedine umane sono detenuti nel braccio della morte o tossici (Menghele non avrebbe saputo pensare di meglio).
Gladiatore futuristico e anti-eroe di questo sistema cibernetico malato e sanguinolento è Kable (il testosteronicissimo Gerard Butler), ergastolano dal passato misterioso e dalla grande abilità combattiva, unico personaggio del videogioco Slayer vicino alle 30 vittorie consecutive e quindi alla libertà.
Tra la mente diabolica e geniale di Castle e il disperato tentativo di sopravvivenza e riscatto di Kable c'è l'associazione clandestina Humanz che, come degli attivisti di Greenpeace postmoderni, sabota le trasmissioni di Castle per fare aprire gli occhi alla gente (e che ci ricorda tanto Solo occhi della mitica serie Dark Angel).
Veloce, grottesco, cruento, folle ed anche ironico (la scena di I've got you under my skin è tanto inaspettata e fuori contesto quanto esilarante) Gamer, nei suoi soli 90 minuti, riesce a costruire un prodotto che - nonostante prenda spunto da vari classici del genere fantascientifico - è unico nel suo genere.


Michael C. Hall


Il mondo ispirato alla realtà virtuale è tanto finto quanto credibile, l'azione scorre rapida e divertente e in alcuni punti ci fa anche riflettere.
L'idea di un futuro in cui tutti vivremo attraverso uno schermo è sempre più presente nel cinema contemporaneo (che attinge a piene mani dalla letteratura distopica di inizio '900 di Huxley e Orwell) e l'uomo del futuro è visto come un' inquietante massa di grasso informe che ormai è un tutt'uno con la rete (anche in Wall-e gli uomini del futuro sono visti allo stesso modo).
Nonostante gli eccessi, alcune soluzioni sbrigative nella sceneggiatura e le scene improbabili Gamer diverte e appassiona anche grazie ai volti in carne ed ossa dei bravi e affascinanti Gerard Butler e Michael C. Hall (da menzionare anche il sempre convincente John Leguizamo).
La risposta trash e coatta ad Avatar.

La citazione: "Girami!"

Voto: ♥♥♥

Uscita italiana: 19 marzo 2010

venerdì 12 febbraio 2010

Citazione cinematografica n. 99

"Mia: Non odi tutto questo?
Vincent: Odio cosa?
Mia: I silenzi che mettono a disagio. Perchè sentiamo la necessità di chiacchierare di puttanate per sentirci più a nostro agio?
Vincent: Non lo so, è una bella domanda.
Mia: E' solo allora che sai di aver trovato qualcuno davvero speciale: quando puoi chiudere quella cazzo di bocca per un momento e condividere il silenzio in santa pace."

da: Pulp Fiction

Uma Thurman

Titolo originale: Id.
Regia: Quentin Tarantino
Anno: 1994
Cast: Uma Thurman, John Travolta, Samuel L. Jackson, Tim Roth, Bruce Willis, Amanda Plummer, Rosanna Arquette

mercoledì 10 febbraio 2010

Superga Cinema On Air - 20° Puntata 11/02/2010: Moulin Rouge!


Finalmente è arrivata!
Chi segue con attenzione questo blog (anche se basta guardare l'icona!) sa quanto amo questo film e quanto adoro Baz Luhrmann e Nicole Kidman.
Quindi non potete mancare alla ventesima puntata di Superga Cinema On Air, in onda su Radio Imago domani, giovedì 11 febbraio 2010 alle ore 17:25, in cui parleremo di Moulin Rouge!

Preparatevi a farvi travolgere da Libertà, Verità, Bellezza e soprattutto Amore:
sarà uno SPETTACOLO SPETTACOLARE!


Superga Cinema On Air: in onda Giovedì 11 febbraio ore 17:25, su www.radioimago.net
Per mandarci e-mail in diretta: radio@supergacinema.it
Per commentare in diretta: cercateci su Facebook, SupergaCinema On Air

venerdì 5 febbraio 2010

Citazione cinematografica n. 98

"Ronald Stiegler: Signor Giardiniere, col mio editore ci chiedevamo se a lei interesserebbe scrivere un libro per noi. Qualcosa sulla sua filosofia politica. Che ne direbbe?
Chance: Io non so scrivere.
Stiegler: Ah, meno male! Oggi sono tutti scrittori! Da noi si rischia di restare sepolti dai manoscritti. Eh... Ecco, noi le anticiperemmo una cifra con cinque zeri, e avrebbe la collaborazione di un grosso scrittore ombra, lettori professionali...
Chance: Neanche leggere.
Stiegler: Ma naturalmente! E chi ce l'ha più il tempo di leggere? Sì... si sbircia una rivista, si guarda la televisione...
Chance: Hm, hm. Ecco, a me piace guardare la televisione.
Stiegler: Ah, non ne dubito. Nessuno legge."

da:
Oltre il giardino


Peter Sellers


Titolo originale: Being There
Regia: Hal Ashby
Anno: 1979
Cast: Peter Sellers, Shirley MacLane, Melvyn Douglas, Jack Warden

Radiovisioni su Radio Orizzonti - uscite del 5/02/2010

Melanie Laurent in Il concerto


Anche oggi nella rubrica Radio Visioni su Radio Orizzonti parlerò delle uscite della settimana: Il concerto, An education e Paranormal Activity.

E come sempre la citazione cinematografica della settimana.

Per ascoltarmi collegatevi sul sito internet di Radio Orizzonti (www.radiorizzonti.net) oppure, se vivete o vi trovate in Puglia in FM alle frequenze 102.8 o 103.4, verso le ore 19.30 - 19.40.
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